A Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola, non piace affatto il documento conclusivo del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica con il quale i vescovi parlano di “scelta educativa” per giustificare il finanziamento statale alle scuole paritarie.
“La legge, anche quella della parità scolastica, non può ribaltare un preciso limite costituzionale” sottolinea Turi che aggiunge: “Ancora una volta si rincorre, dietro principi e valori di parte, la volontà di superare il dettato costituzionale che, espressamente, prevede che queste scuole siano senza oneri per lo Stato. Chiedere, costantemente, a sostegno del sistema delle paritarie flussi finanziari del bilancio pubblico e volerli anche giustificare come un risparmio netto per l’erario, adducendo motivazioni demagogiche di grandi risparmi attraverso i costi standard, equivale ad alzare muri di incomunicabilità che si trasformano in una guerra tra sistemi: spostare dallo Stato al privato risorse, peraltro sempre più scarse, significa voler privatizzare un bene che deve rimanere pubblico e statale per garantire quell’insegnamento – laico e per tutti – voluto dai nostri padri costituenti”.
Turi chiama in causa anche Piero Calamandrei che diceva che “per avere una buona scuola privata occorre un’ottima scuola statale”.
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“Ipotizzare risparmi sul settore istruzione, con proposte come quelle dei costi standard – conclude il segretario della Uil-Scuola – condannerebbe l’Italia ad essere ancora fanalino di coda, nella zona euro, in termini di spesa per l’istruzione in rapporto al PIL. Questo Governo ha già finanziato, con diversi interventi e contributi, le scuole private”.
La sensazione è che il tema del finanziamento alle paritarie sarà centrale sia durante la campagna elettorale sia nella prossima legislatura. Forza Italia, infatti, è favorevole da sempre all’utilizzo di risorse pubbliche per sostenere il sistema paritario e il PD, dopo la fuoruscita di Bersani, Civati e altri, potrebbe avere una posizione molto simile. Di recente anche il M5S ha fatto qualche distinguo sostenendo che non si possono negare contributi statali alle scuola dell’infanzia paritarie che, molto spesso, svolgono una funzione insostituibile (se chiudessero molti territori rimarrebbero privi di un servizio scolastico di primaria importanza).
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