Si allunga di giorno in giorno la striscia di polemiche sul contratto sulla mobilità. Ogni categoria di docenti – neo-assunti, di ruolo, soprannumerari e via dicendo – palesa motivi di dissenso.
D’altro canto, però, la norma che introduce gli albi territoriali, dentro i quali si muoveranno già da settembre tanti docenti trasferiti, è stata approvata con la la Legge 107. Così, per i sindacati della scuola mai come quest’anno sarà difficile portare a “casa” dei risultati che soddisfino tutta la platea di insegnanti.
Ne abbiamo parlato con uno dei sindacalisti, Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, che stanno conducendo la difficile trattativa al ministero dell’Istruzione.
Turi, a che punto è l’accordo Miur-sindacati per arrivare a sottoscrivere il contratto sulla mobilità?
Si sta lavorando all’articolato finale: stiamo verificando le diverse situazioni, per garantire più diritti a tutto il personale.
Quando ritenete che si possa giungere ad un accordo definitivo, sulla base di quello politico sottoscritto il 25 gennaio?
La materia è particolarmente delicata e merita la massima attenzione. Si dovrebbe concludere entro la metà della prossima settimana. Solo alla fine del percorso negoziale, potremo valutare, rispetto alle previsioni della legge, i vantaggi per i lavoratori.
Poi il confronto si sposterà sulla sequenza contrattuale: ci spiega in che consiste?
Come da previsioni di legge, gli ambiti saranno attivati e la previsione di una sequenza contrattuale rappresenta una possibilità di dialogo e negoziazione ulteriore. Si tratta di una finestra di dialogo con il Governo.
In quella sede proveremo a trovare sul piano contrattuale criteri oggettivi che consentano il passaggio dall’ambito alla singola scuola, sapendo che nel contratto integrativo abbiamo tenuto distinte le due cose: un conto è la chiamata diretta che ci trova nettamente contrari; ben altro sono le norme che riguardano come i docenti si sposteranno, che sono quelle che andiamo a negoziare, sia per la mobilità territoriale che per quella professionale.
Le domande di trasferimento vanno presentate entro marzo, al massimo inizio aprile, altrimenti la “macchina” dell’organizzazione scolastica rischia di non concludersi il 31 agosto 2016: ma non si rischia di andare fuori con i tempi?
La macchina organizzativa del Ministero anche se è rodata da esperienze del passato, quest’anno dovrà affrontare un salto quantitativo e qualitativo per effetto delle novità di questo contratto integrativo e per i numeri che si annunciano molto più elevati: potrebbero essere presentate, tra neo assunti con la Buona Scuola e lavoratori già di ruolo, quasi 200mila domande. Se il Miur rispetta gli impegni e non si registrano intoppi nella prosecuzione della trattativa, non ci dovrebbero essere problemi insormontabili.
Tanti docenti neo-assunti delle fasi 0 e A sono rimasti delusi: cosa possiamo dirgli?
Il contratto integrativo prevede che i docenti neo assunti nelle fasi 0 e A potranno fare domanda, in deroga alla legge, per tutti gli ambiti di tutte le province, mentre potranno scegliere la sede definitiva sulla scuola, nell’ambito della provincia stessa. E anche questo non era previsto.
Cosa dice a quei docenti che vi criticano per aver accettato che i nuovi assunti della fase B e del “potenziamento”, più parte dei trasferimenti provinciali, finiranno negli albi territoriali?
Sono legittime le critiche. Posso rispondere che ci siamo impegnati in ogni modo per spingere il Miur ad ulteriori aperture. Quell’impegno resta. Con la sequenza contrattuale proveremo a negoziare criteri che garantiscano professionalità e garanzia di libertà di insegnamento per i docenti che dagli ambiti, dovranno transitare nelle scuole. Nei prossimi giorni, insieme agli altri sindacati rappresentativi, attiveremo azioni a sostegno della trattativa, relativa alla sequenza.
E se all’ultimo momento, l’accordo dovesse saltare?
Nel caso non ci fossero le condizioni per firmare un contratto continueremo a mobilitarci per fare modificare la legge o portarla al vaglio della Consulta per incostituzionalità. La firma sul contratto integrativo non legittima, anzi rifiuta totalmente la chiamata diretta del docente da parte dei dirigenti scolastici.
Ma gli albi non sono il preludio della chiamata diretta?
Gli ambiti sono definiti per legge e rappresentano una sede amministrativa e territoriale al pari del distretto scolastico e sono stati pensati per questo. Con la sequenza abbiamo tenuto distinta la chiamata diretta dalla mobilità ed aperto una finestra di dialogo, con il Governo. Come tutte le situazioni di negoziato aperto si possono avere aperture, ma anche chiusure. Noi riteniamo che la chiamata diretta sia frutto di scelte sbagliate che riducono gli spazi di pluralismo e di libertà.
Forse però a Viale Trastevere la pensano diversamente….
Questo non è un problema solo dei sindacati, ma anche del Miur. Che si troverà a dover decidere se chiudere la finestra di dialogo con i docenti su questa riforma che comunque dovranno fare funzionare.
Ammesso che sottoscriviate il contratto, questo dovrà passare all’esame del Mef e della Funzione Pubblica: cosa accadrà se dovessero porre richieste di modifica?
Se non dovesse passare al vaglio del Mef e della Funzione Pubblica ci sarebbe un problema politico per il ministro che, insieme con i sindacati, lo ha sottoscritto. Noi non saremmo certo disposti ad alcuna modifica peggiorativa.
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