Secondo Pino Turi, il segretario generale della Uil Scuola, sarebbe stato firmato un non-contratto sulla mobilità. Un pasticcio tutto burocratico che invece di garantire trasparenza e diritti, li discrimina per annate e per situazioni soggettive che poco hanno a che fare con un contratto collettivo.
La contrattazione, precisa Turi, ha regole chiare:
- deve essere chiara e trasparente tanto che ogni destinatario leggendola possa capirla nella sua applicazione.
- deve registrare il massimo della convergenza sindacale, quella che la legge assegna ai vari soggetti sindacali in termini di rappresentatività perché abbia effetti erga omnes.
- agisce su un piano di sostanziale parità, attraverso regole e strumenti che ne consentano di trovare l’equilibrio tra diritti e doveri dei destinatari.
Nessuno di questi elementi è rilevabile in questo non-contratto che risulterebbe essere “un atto autoritativo di natura amministrativa che opera un’interpretazione intrecciata di leggi farraginose, di difficile applicazione, e con un sistema, quello del ‘prendere o lasciare’ che non sostanzia la parità tra le parti prevista dalla legge. Spingere a mettere una firma ad un atto amministrativo e dividere e spaccare i sindacati.
Inoltre per Pino Turi non si può ipotecare l’azione sindacale generale che riguarda 800 mila docenti discriminanti da blocchi triennali a ripetizione. Discriminazione che coinvolge persino i Dsga, una minoranza, proprio per questo ancora più inaccettabile per un contratto collettivo.
Dunque, invece di sospenderlo, scrive Turi, si è scelto di portare avanti un non-contratto, per cui, minaccia il sindacalista della Uil-Scuola, oltre a rifiutare la firma ad un non-contratto per adesione, si aprirà un contenzioso (politico e giurisdizionale) “che intraprenderemo sicuramente in maniera congiunta, o anche da soli”.