Finalmente delle buone notizie sul fronte della tutela dei minori. A fornirle è l’Antitrust, che ha intimato alla Redbull la necessità di cambiare la pubblicità della bevanda energetica a tutela di bambini e adolescenti. Secondo il bollettino dell’Authority, sarà modificata la comunicazione commerciale sia sul sito internet sia negli spot, per fare in modo che il messaggio raggiunga un pubblico adulto e non bambini e adolescenti.
L’azienda, in particolare, si è impegnata a rivedere il sito web, evitando il ricorso ai cartoni animati, enfatizzando l’elevato contenuto di caffeina e invitando a un uso moderato del prodotto.
Sarà specificato che la bevanda non è raccomandata per i bambini, in gravidanza e durante l’allattamento.
L’azienda, in particolare, si è impegnata a rivedere il sito web, evitando il ricorso ai cartoni animati, enfatizzando l’elevato contenuto di caffeina e invitando a un uso moderato del prodotto.
Sarà specificato che la bevanda non è raccomandata per i bambini, in gravidanza e durante l’allattamento.
La Redbull, spiega l’Antitrust, si è impegnata a evitare che le campagne pubblicitarie abbiano come target i giovani consumatori. Sarà evitata qualsiasi forma di promozione presso le scuole e saranno limitati gli acquisti di spazi pubblicitari su canali prevalentemente indirizzati a un pubblico di bambini e adolescenti. Per l’Authority saranno così ridotti i possibili contatti con i più giovani, cui sarà garantito un più elevato livello di protezione.
L’azienda ha preso anche l’impegno a evitare, in futuro, di impiegare bambini negli spot pubblicitari, per evitare possibili azioni emulative o di incomprensione sui reali effetti della bevanda e il rischio di un eccessivo consumo che potrebbe essere ragionevolmente causato dalle modalità comunicative riferite al prodotto, soprattutto nei confronti dei più piccoli. La Redbull, inoltre, farà attenzione nella comunicazione commerciale, evitando termini come ‘schianto’, ‘incidente’ oppure ‘kamikaze’.
L’azienda ha preso anche l’impegno a evitare, in futuro, di impiegare bambini negli spot pubblicitari, per evitare possibili azioni emulative o di incomprensione sui reali effetti della bevanda e il rischio di un eccessivo consumo che potrebbe essere ragionevolmente causato dalle modalità comunicative riferite al prodotto, soprattutto nei confronti dei più piccoli. La Redbull, inoltre, farà attenzione nella comunicazione commerciale, evitando termini come ‘schianto’, ‘incidente’ oppure ‘kamikaze’.
Insomma, se il “patto” dovesse essere portato avanti in toto ci troveremmo di fronte ad una forma di tutela completa per i giovani. Cui fare davvero riferimento per i casi futuri.