Categorie: Estero

Tutti a caccia di un posto nelle GaE

Se sono state trasformate da graduatorie “permanenti” ed “esaurimento” un motivo logico c’era: al Miur hanno voluto creare una barriera verso l’inarrestabile ascesa del numero di iscritti. I risultati, però, soprattutto per via della riforma delle pensioni, non sono stati conformi a quelli sperati: le GaE sono rimaste piene zeppe di gente. Non solo: quelle che oggi raccolgono, a detta del Miur, 168mila docenti precari abilitati (a nostro avviso sono almeno 30mila di più), nel frattempo sono diventate le liste di attesa più desiderate dalla categoria dei supplenti.
Riuscire ad entrare nelle GaE comporta, infatti, il diritto ad essere chiamati con priorità per le supplenze più importanti. E soprattutto di poter approdare, senza essere sottoposti ad ulteriori selezioni o concorsi, all’agognato ruolo. Ecco che, così, chiedono accesso nelle Gae gli oltre 21mila che proprio in questi giorni si stanno abilitando attraverso i Tfa ordinari.
C’è chi si muove autonomamente, rivolgendosi ad un legale di fiducia. Ma la maggior parte cerca di far valere i propri diritti raggruppandosi. Anche su Facebook: uno di questi gruppi si presenterà il prossimo 15 luglio davanti al Miur, per manifestare tutto il proprio dissenso contro l’esclusione dalle graduatorie più importanti: spiegano di essere passati per “il superamento di tre dure prove selettive di accesso, di numerosi esami di scienze dell’educazione e delle discipline specifiche di insegnamento, la frequenza di un tirocinio nelle scuole, il sostenimento di una prova conclusiva con relazione e discussione finale, nonché il pagamento di una cospicua tassa d’iscrizione”. Considerando che le loro attività formative sono state svolte nelle università, non hanno tutti i torti: il percorso cui sono sono stati sottoposti è davvero molto simile a quello che per dieci anni era stato creato per i sissini. Ma l’epilogo è decisamente diverso.
Ancora prima di iniziare la loro esperienza abilitanti, si fanno sentire pure i candidati dei neonati Percorsi abilitanti speciali (che nella dicitura hanno preso il posto dei Tfa speciali): rivendicano sia il riconoscimento del punteggio pieno (2 punti al mese per un massimo di 12 punti l’anno) per il servizio di supplenza svolto con titolo richiesto, sia l’inserimento nelle GaE: “non ci sembra giusto dover subire tante discriminazioni rispetto a tutti gli altri, crediamo e pretendiamo che ci venga riconosciuta la nostra professionalità”, si legge in una delle petizioni on line avviate per l’occasione.
A rendere più infuocata la situazione ci sono poi le associazioni e i sindacati. L’Adi, l’Associazione docenti italiani, sta raccogliendo adesioni per tentare di tenere tutti gli abilitati Pas dietro a coloro che hanno terminato con successo i Tfa ordinari. “Mentre 18.000 corsisti, in gran parte giovani, stanno in questi giorni discutendo la tesi che conclude il primo TFA ordinario, con il miraggio di conquistarsi un posto in seconda fascia delle graduatorie di istituto, – sostiene l’Adi – scoppia su tutti la bomba dell’ennesima sanatoria. Il PAS elargirà l abilitazione a 75.000 persone, che satureranno le graduatorie, sbaragliando i giovani”. Questi ultimi, gli aspiranti docenti che si sono laureati da poco, si ritroverebbero inevitabilmente in fondo alle graduatorie, per via della mancanza di punti legati al servizio.
Se l’Adi mette i due schieramenti (Tfa e Pas) un contro l’altro armato, l’Anief non fa differenze. E difende tutti. L’8 luglio il sindacato guidato da Marcello Pacifico ha pubblicato un duro comunicato, nel quale si parla di “pasticcio del Miur”, con “esclusioni incomprensibili e punteggi stravolti nelle graduatorie dei precari”: l’Anief punta quindi il dito contro i 30 punti che il Miur concede “alle abilitazioni estere corrispondenti ai percorsi SSIS”, mentre chi “ha conseguito un semestre aggiuntivo o si abilita con il TFA ordinario rimane fuori, a meno che abbia adesso completato la SSIS di prima abilitazione ‘congelata’ in precedenza”. Per il sindacato autonomo sono “pazzie di un Paese alla deriva, che accoglie (giustamente) nelle proprie scuole chi si abilita all’estero ma caccia incredibilmente i docenti che abilita in Italia a numero chiuso. E poi si parla di fuga dei cervelli”. Per questo “annuncia ricorsi in tribunale contro l’evidente disparità di trattamento e mette a disposizione il modello cartaceo per lo scioglimento della riserva delle categorie escluse”. Questi i profili per i quali l’Anief si rivolgerà “alla magistratura per ottenere giustizia”, perchè “i titoli non sono carta straccia: abilitati con semestre aggiuntivo o secondo biennio di specializzazione già inseriti con riserva in III fascia; abilitati TFA ordinario non inseriti in GaE; aventi titolo alla priorità nella scelta della sede L. 104/92”.
Alessandro Giuliani

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