Cresce il numero di coloro che hanno deciso d’investire il loro tempo nello studio di russo, cinese e arabo, anche se appare difficile fare un calcolo esatto, tra corsi privati, lezioni casalinghe e università.
Il motivo di tanta attenzione, spiega La Repubblica, sarebbe il lavoro, per chi ce l’ha e per chi lo cerca, insieme agli aumenti dei matrimoni misti.
“Negli ultimi anni”, dicono i dirigenti di alcuni istituti privati, “abbiamo registrato un aumento del 40 per cento di iscritti ai corsi di arabo, cinese e russo. La Cina è sempre più forte economicamente ma molti manager arrivano da noi disperati perché i cinesi non parlano inglese e lavorare con loro è impossibile”.
“Quasi sempre è il business a spingere gli italiani verso queste lingue. Chi studia il mandarino o il russo lo fa perché è in qualche modo coinvolto in attività di import-export, ma ci sono anche molti medici che vanno a lavorare in ospedali all’estero”.
Dall’Istituto di lingua russa viene detto: “Le iscrizioni sono salite del 20 per cento e se prima gli studenti si avvicinavano per interesse culturale, adesso lo fanno per completare la loro formazione universitaria con soggiorni studio all’estero”.
“L’età dello studente-tipo è tra i 25 e i 40 anni, il motivo è professionale e la crescita d’iscrizioni nell’ultimo anno è stata del 49 per cento”.
In calo l’inglese: “Le richieste per i corsi d’inglese arrivano dagli studenti che hanno “debiti” mentre a mandarino, arabo e russo si iscrivono molti manager di aziende che operano nel settore del tabacco o dell’arredo”.
“Negli ultimi anni la richiesta per russo, arabo e cinese è salita del 15 per cento e la forbice si è allargata, dai giovanissimi sino ai manager cinquantenni. Ma gli allievi con i capelli grigi sono in aumento”.
All’Istituto per le lingue orientali si sottolinea: “La metà sono universitari che vogliono conoscere l’arabo per arricchire la propria formazione, l’altra metà ne hanno bisogno per professione o perché sono nati in Italia ma non vogliono perdere contatti con i parenti nel Paese di origine”. Se nel 2000 erano circa 2 milioni i “non cinesi” che studiavano la lingua oggi sono più di 50 milioni. E per gli appassionati del mandarino l’indirizzo più popolare è quello degli istituti Confucio. “La crescita degli studenti è vertiginosa, aumentano i bimbi perché i genitori vogliono investire sul futuro dei figli e il cinese diventa la seconda lingua”.
E l’inglese? Vista la concorrenza le scuole abbassano le tariffe.
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