Ormai, bisogna farsene una ragione: un giorno sì e l’altro pure il Ministro di turno propone le proprie esternazioni su cosa pensa di scuola, insegnanti e organizzazione didattica dettando in tal modo l’agenda del dibattito politico e culturale sulla scuola che dovrebbe avere invece ben altro spessore.
L’ultima sortita del ministro Giannini in materia di riforma della scuola sta già facendo discutere parecchio: l’idea è quella di ridurre a due anni il percorso della scuola dell’infanzia, far iniziare la scuola primaria a 5 anni, lasciare intatta la durata della secondaria (3 anni il primo grado e 5 il secondo) consentendo in tal modo il diploma a 18 anni anziché a 19.
Evidentemente Giannini non conosce molto bene la storia del nostro sistema scolastico perché altrimenti saprebbe che l’idea di anticipare l’obbligo a 5 anni o facendo iniziare la primaria un anno prima o rendendo obbligatorio l’ultimo anno di infanzia non è affatto nuova e venne attentamente vagliata e discussa alla fine degli anni Novanta quando il ministro era Luigi Berlinguer che aveva come consulenti fior di tecnici e di pedagogisti (all’epoca il corpo ispettivo era formato da centinaia di ispettori, oggi è di fatto ridotto a poche decine di unità).
Alla fine di una lunga e complessa analisi dei dati si arrivò alla conclusione che l’ipotesi era difficile da realizzare, per un bel po’ di ragioni.
Per esempio: rendere obbligatorio l’ultimo anno di scuola dell’infanzia significa aprire nuove scuole dell’infanzia statali (oggi intere aree del Paese sono “coperte” dalla paritarie) e quindi reperire risorse di cui per ora non c’è traccia.
Viceversa, per far partire la scuola primaria a 5 anni riducendo a due anni quella dell’infanzia bisognerebbe affrontare (in modo possibilmente serio) la questione dei tempi di realizzazione della riforma: chi ha iniziato a 6 anni come procederà nel proprio percorso scolastico ? dovrà ad un certo punto “fare due anni in uno” ? oppure prima di arrivare a diplomare tutti a 18 anni bisognerà aspettarne almeno due lustri ?
Piccola osservazione a latere: il ministro Giannini ha considerato che portando la scuola dell’infanzia a due anni bisognerà affrontare il problema degli esuberi di organico nella scuola dell’infanzia ? e ancora: ha tenuto conto del fatto che in molti piccoli comuni dove oggi funzionano scuole dell’infanzia con una sola sezione di 15-20 bambini non sarà più possibile tenere aperte tali scuole?
La riforma di un sistema scolastico va affrontata secondo un’ottica (per l’appunto) “sistemica” e non con slogan ad effetto che possono magari piacere agli “europeisti” e ai “tecnocrati” del “prima ci si diploma e meglio è” ma che per essere tradotti in pratica necessitano di tempi lunghi e magari anche di qualche risorsa finanziaria di cui oggi non si vede neppure l’ombra.