Appare sempre più chiaro che nei programmi elettorali di tutti i partiti e di tutte le coalizioni faccia sempre di più la comparsa di un tema comune, quello dell’aumento degli stipendi degli insegnanti ai livelli europei.
Forse la causa è stata la pandemia che ha messo di fronte a tutta Italia il lavoro che i docenti devono fare per portare avanti la baracca-scuola, compreso
il valore del loro lavoro, per lo più nascosto, indecifrabile da parte dele famiglie a cominciare dalle correzioni dei compiti e finire alla loro preparazione, insieme all’organizzazione delle lezioni giornaliere.
Due anni di pandemia che hanno sconvolto il normale andamento scolastico che però è entrato in tutte le case attraverso lo schermo di un computer, dando così evidenza del loro impegno quotidiano e della fatica che occorre per svolgere bene la funzione docente.
Ma è forse anche caduto il muro che ha negato come le ore di lavoro rispetto all’Europa siano per lo più uguali se non superiori, compresi i giorni di vacanza.
E se si fa un confronto tra lo stipendio medio di un insegnante italiano, che si aggira intorno ai 20-34.000€ annui, e quello di un collega europeo, in media di 25-45.000€ annui, si capisce che la differenza è notevole e dunque non più sopportabile.
Ora tutti i partiti, a un mese dalle elezioni, promettono di adeguare il salario medio dei prof a quello dei loro colleghi europei, dimenticando perfino le ragioni di bilancio dello Stato che finora hanno frenato, così si è sempre detto, aumenti importanti e proponendo solo pochi euro di aumento all’atto della scadenza del contratto di lavoro.
Sarebbe dunque il caso di dubitare di queste comuni promesse elettorali di tutte le coalizioni, ma considerando che sono di tutti, destra, sinistra, centro forse qualcosa succederà. Forse…
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