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Tutti i bimbi nati nel Bel Paese sono cittadini italiani?

Tutti i bimbi nati nel nostro Paese, anche quelli da genitori entrambi stranieri, dovrebbero ottenere automaticamente la cittadinanza italiana. La proposta giunge dalla Provincia di Roma, la stessa che nei giorni scorsi ha dato il via libera all’installazione dei distributori di condom negli istituti nell’ambito di una vasta campagna informativa sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
Stavolta l’indicazione non è però arrivata dalla giunta comunale della  Provincia romana. Ma da uno dei suoi assessori più quotati: si tratta di Claudio Cecchini, responsabile delle Politiche sociali, che ha inserito l’invito nel piano provinciale 2009 per l’immigrazione inviato nei giorni scorsi al Governo. E tra le richieste dell’assessore, oltre a quella sulla cittadinanza automatica generalizzata, c’è anche il riconoscimento del diritto di voto alle amministrative a chi è regolare da almeno cinque anni.
“Sono richieste che ci vengono sollecitate dal territorio – ha spiegato Cecchini – e da questo lavoro di gestione dei progetti di integrazione. A fronte dei 60mila bambini che ogni anno nascono in Italia da genitori stranieri, sono 15mila quelli che arrivano nel nostro Paese al seguito dei genitori o per ricongiungimento. Noi crediamo – ha continuato – che sia il caso di consentire a chi nasce in Italia di acquisire la doppia cittadinanza”.
Il problema, secondo l’assessore, che fa capo alla giunta di centro-sinistra guidata da Nicola Zingaretti, è che ormai la cittadinanza più vicina ai giovani nati e cresciuti nel nostro Paese non è più quella riferita al dna donato dai genitori. “Questi bambini si sentono italiani, imparano l’italiano, quando non il romanesco, tifano per i giocatori italiani, guardano i programmi televisivi italiani. Qualche giorno fa – ha raccontato Cecchini – ho incontrato l’associazione degli immigrati nigeriani. Mi spiegavano che la difficoltà che stanno incontrando è proprio far imparare ai bambini la loro lingua d’origine, far conoscere loro la cultura dei nonni. Hanno il problema del recupero della cultura d’origine, perché questi bambini sono più italiani che stranieri. Se i bambini avessero la cittadinanza – ha sottolineato poi l’assessore – anche le statistiche cambierebbero. In realtà sono falsate, perché quelli che vengono considerati bambini stranieri sono in realtà spesso nati in Italia”.
La concessione della cittadinanza comporterebbe quindi un’equiparazione totale dei diritti. Appare difficile, anche se non impossibile, che le aperture auspicate da Cecchini possano trovare accoglienza da parte del Governo. Soprattutto da parte dei raggruppamenti più vicini alla Lega Nord promotrice di diversi ddl ispirati a principi opposti.
 
Alessandro Giuliani

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