Contro la riforma si è attuata una protesta enorme, compatta, senza precedenti. Per chi ancora non ne comprende la grandezza, arrivano in soccorso i numeri: 400.000 firme raccolte per lo #sbloccacontratto, 618.000 persone che hanno scioperato, un milione di fiaccole nelle piazze delle principali città, 10.000.000 post, mail e tweet, percentuali di adesione altissime allo sciopero durante gli scrutini.
A fornire le cifre sulla portata della contestazione anti-riforma, a poche ore dal probabile voto definitivo della Camera, sono Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, che in un documento unitario spiegano le ragioni per cui, anche se il ddl passerà, “la mobilitazione continua”. Per darne maggiore visibilità, i sindacati hanno anche pubblicato il documento sui principali quotidiani di domenica 5 luglio.
Perché “una scuola così non può chiamarsi ‘buona'”, si legge nell’inserzione. E ancora: “Il Governo continua a sostenere provvedimenti dannosi per la scuola senza ascoltare insegnanti, studenti e famiglie. Non si può migliorare il sistema scolastico con provvedimenti che l’intero mondo della scuola ritiene, con solidi argomenti, sbagliati”.
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Per i sindacati rappresentativi, in conclusione, “questa legge non risolve il problema del precariato, mortifica la partecipazione e la collegialità, non rispetta la libertà di insegnamento, propone un’idea distorta di valutazione e merito, cancella in gran parte la contrattazione”.
Continua a raccogliere adesioni, intanto, l’iniziativa di protesta del 7 luglio, con inizio alle ore 16.00, in Piazza Montecitorio per dire “no” al disegno di legge: parteciperanno praticamente tutte le sigle sindacali ma anche associazioni e movimenti vari, autoconvocatisi via web, in coincidenza con l’avvio del dibattito pomeridiano sul testo di riforma previsto nell’Aula della Camera.
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