Si rammarica di dovere attivare la didattica a distanza per tutti il sindaco di Firenze Dario Nardella: su Instagram, il primo cittadino del capoluogo toscano ha tenuto a spiegare che la chiusura dell’attività didattica in presenza di tutta la Regione “non dipende da noi: vorremmo sempre le scuole aperte, in sicurezza. Ma sono le regole attuali e ora dobbiamo concentrarci ancor di più per ridurre i contagi. Sono pochi giorni, poi c’è Pasqua”.
Nardella ha quindi detto di prendere “in parola il presidente Draghi perché già al rientro dalle vacanze pasquali, anche nelle regioni rosse, i nostri bambini e ragazzi tornino a scuola”.
Il sindaco di Firenze ha quindi espresso un giudizio che potrebbe far discutere: “altrimenti – ha sottolineato – a cosa è servito vaccinare i docenti? E nelle scuole le regole anticontagio vengono seguite bene”.
Secondo Nardella, quindi, “per contenere il virus vi sono molti altri tipi di limitazioni che si possono valutare senza far pagare sempre alla scuola il prezzo più alto di questa pandemia”.
Senza nessuna volontà di giudicare l’espressione del sindaco di Firenze, vale solo la pena ricordare che non tutti gli insegnanti sono stati vaccinati: prima di tutto perché circa il 20-30% deve ancora essere vaccinato, con AstraZeneca; inoltre, quasi la totalità deve ancora fare la seconda dose e una parte del corpo insegnante, almeno il 10%, non ha alcuna intenzione di vaccinarsi. Infine, c’è una fetta di docenti che hanno deciso di rinunciare alla somministrazione del vaccino anti-Covid.
Infine, non va sottovalutato che la prima dose, quella che ad oggi avrebbe fatto all’incirca i tre quarti dei docenti, l’Istituto superiore di Sanità ci dice che ha una copertura dal Covid di non oltre il 60%. Solo con la seconda, distanziata quasi di tre mesi, si arriverebbe alla copertura anti-Covid dell’80%.
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