I lettori ci scrivono

Tutti promossi a scuola: il buonismo che fa felici studenti e genitori

L’eccessivo e pericoloso “buonismo” della scuola italiana nei riguardi degli alunni e, di conseguenza, dei genitori che vedono nei docenti piuttosto che degli educatori e formatori delle nuove generazioni dei punitori dei propri figli soprattutto quando questi mostrano degli scarsi apprendimenti scolastici.

La preponderante magnanimità a scuola da parte dei docenti e promuovere a tutti i costi è elemento antieducativo e antididattico perché si dà agli alunni un quadro realistico della società completamente distorto e lontano da quelli che sono gli obiettivi e gli standard che l’Europa ci chiede per l’apprendimento e la formazione.

Insomma promuovere a qualunque costo più per far felici e contenti i genitori che gli alunni è una cosa deprimente, perché l’alunno crescerà e maturerà nella sua mente l’idea vincente cioè: è inutile che studio, tanto alla fine vengo sempre promosso. Ciò denota anche mancanza di rispetto nei riguardi di quegli alunni che, per un intero anno scolastico, hanno lavorato con costanza e profuso un grande impegno.

La reazione da parte degli alunni capaci e meritevoli sarà fortemente negativa e innescherà inevitabilmente un meccanismo di rifiuto e sfiducia nei riguardi del sistema scuola. Gli alunni devono accettare le sconfitte e imparare a camminare con le proprie gambe perché il futuro li metterà senza ombra di dubbio con la faccia al muro. Vediamo cosa sai fare e quali competenze hai acquisito.

I genitori hanno il dovere di “accompagnare” i figli nel processo di istruzione e maturazione dando loro la giusta dose di gratificazione senza innescare meccanismi di sovravalutazione delle loro reali capacità.

Bisogna abituare i ragazzi a prendere le distanze da una sovravalutazione ingannevole, ma giudicare gli alunni col metro valutativo giusto, scevro da false illusione. Meglio la verità sulle reali capacità per non ingenerare eccessi di autostima “alle stelle”.

Il buonismo della scuola e dei docenti che si dimostrano particolarmente facilitatori non è un segnale positivo e il messaggio che arriva all’esterno non è dei migliori.

Quindi c’è bisogno di una presa di coscienza da parte della comunità scolastica che il mondo dell’istruzione deve sì saper valutare le competenze e le attitudini degli alunni, ma nel contempo saper selezionare.

Tutti devono andare a scuola, perché essa è aperta a tutti, ma è evidente che non esiste u livellamento verso l’alto perché non tutti hanno le capacità elevate.

 

Mario Bocola

 

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