“Per essere promossi basta respirare”. A dirlo è stato lo psichiatra, scrittore e sociologo Paolo Crepet, nel corso del convegno “Il ruolo dell’insegnante nella scuola della società liquida”.
Crepet ha puntato il dito contro il venire meno della bocciatura: “nel 99,5% dei promossi, ci sono sicuramente delle ‘capre’. Io a scuola ho preso molti 4 e mi hanno fatto bene, oltre ad essermeli meritati: perché oggi abbiamo l’imperversare dei 6 meno meno?”.
“Io tutti i giorni sono valutato, per i libri che scrivo, per l’attività clinica, per gli interventi nei convegni. Perché oggi è così difficile valutare? Siamo arrivati al punto – ha continuato – che anche quando un docente viene legato alla sedia, tale comportamento viene minimizzato e considerato una ragazzata: è questo uno dei motivi che sta alla base della perdita di autorevolezza dei docenti italiani”.
Crepet ritiene quindi l’appiattimento valutativo e la riduzione del numero di respinti, in particolare alla maturità, uno dei motivi che hanno portato alla delegittimazione della professione del docente: “Io sono qui perché ho studiato. Un signore che fa il dj parla invece liberamente di vaccini: ma di cosa stiamo parlando? Questa la chiamate dignità?”.
Lo psichiatra se l’è quindi presa con i percorsi-scorciatoia che molti giovani intraprendere per arrivare ai titoli di studio e alle abilitazioni professionali: “Perché – ha detto – nelle università di Tirana c’è la fila di aspiranti medici? E sapete dove vanno ad insegnare? In Italia, naturalmente. Ma quanti fegati avete?”.
“Tutto questo – ha aggiunto – va unito ad uno stile educativo terrificante. Li chiamo i piccoli Budda”, riferendosi agli adolescenti di oggi: “scelgono tutto, dal supermercato alla vacanza. Con i genitori che preparano gli zaini ai figli. E dove andiamo con le mamme catering che portano la pizza calda ai figli, che non sanno nemmeno dove sta il panettiere?”.
Per lo psichiatra, infine, a contribuire all’esautorazione dell’operato dei docenti ci sono anche delle leggi sbagliate: “abbiamo fatto circolari ministeriali che già alla primaria diciamo di utilizzare lo smartphone in classe. Perché in Francia dicono che il telefonino si spegne e si usa solo alle 14,30 quando si torna a casa e noi invece facciamo il contrario? Anche attraverso la musica, si ottiene un benessere e una crescita migliore del bambino, ma a noi non interessa”.
“Poi ci sono i gruppi di whatsapp dei genitori: ma dove stiamo andando? Il quoziente intellettivo si sta riducendo, ci dicono del 7%, ed il motivo sta dentro le app, che permettono anche di fare le traduzioni”.
“Perché i ragazzini di 14-15 anni devono essere accompagnati a scuola, magari dopo essere andati in discoteca e le ragazze pure con i tacchi a spillo? Ricominciamo dalla sperimentazione: credo che non debba esserci una scuola unica.
Sì alla scuola aperta anche al pomeriggio: il docente, se ama la professione, si deve aprire agli studenti per parlare anche per loro. Non servono gli psicologi, bastano gli insegnanti”, ha concluso Crepet.
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