I lettori ci scrivono

Tutto quello che non va a scuola in tempi di Covid-19

Da diversi giorni, si leggono incertezze e pensieri divergenti del mondo scolastico: DAD al 50%, DID, ingressi contingentati, petizioni su petizioni contro la riapertura della scuola in presenza.

Non va che la classe docente sia una, ma diventi trina in base all’ordine e grado di istruzione, che lotti per singoli pezzi e non per l’intera categoria.

Non va che ci sia tanto clamore sulla riapertura delle scuole secondarie il 7 di gennaio 2021 e non una sola parola sulle scuole dell’infanzia e della primaria, aperte e in presenza, salvo eccezioni, dal 14 settembre 2020, con colleghi e discenti positivi e/o malati e slalom giganti tra classi in quarantena. 

E non va che si pensi ai docenti della primaria e dell’infanzia come baby sitter statali, spogliandoli del ruolo didattico ed educativo, considerandoli solo persone a cui affidare i figli, perché si deve andare a lavorare, e il virus nelle fasce di età dai 3 agli 11 anni improvvisamente sembra non esserci più.

Non va, ancora, che si sponsorizzino le “scuole sicure”, in aule in sovrannumero, in cui è difficilissimo garantire il distanziamento sociale e un’adeguata aerazione nei mesi invernali.

Si potrebbero avere i dati dei contagi a scuola? Non va neanche questo, non è dato sapere, anche perché la risposta è pronta, ma con un’altra domanda in zona Cesarini: chi può dimostrare di essersi ammalato in classe o in sezione? 

D’altronde, anche il personale scolastico ha una vita privata e si può contagiare nei mezzi pubblici o tra amici e parenti.È diventato un vero e proprio “sport” insegnare, anche se l’obiettivo non è quello di arrivare al traguardo, ma sperare di non perdere la salute in corsa, durante la partita.

Qualcuno, a titolo informativo, ha mai sentito il parere di un docente nelle trasmissioni radiofoniche o televisive in tutti questi mesi? Giustamente, si è assistito ai consigli tecnico- scientifici degli esperti, ai pareri politici, dalla maggioranza all’opposizione, ma ingiustamente non è stato ascoltato un solo docente, il punto di vista di chi a scuola ci va e la fa tutti i giorni.

Il Coordinamento Nazionale di Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento ha esposto alla politica e agli organi di stampa le criticità in tempi di Covid-19 e proposto delle soluzioni per superarle, pragmatiche, pensate per la sicurezza dei bambini e di tutto il personale scolastico.

La categoria docente, per una volta, può pensare di essere unita per uno scopo comune, per il bene di tutto il sistema di istruzione? Perché, in questa torta a raggiera e a più piani, il MI ha pensato anche di cambiare la valutazione della scuola primaria alle porte della chiusura del primo quadrimestre.

Era così necessario, in piena pandemia e con le difficoltà oggettive riscontrate quotidianamente, metterci anche la ciliegina sulla torta, modificare i criteri di valutazione? Probabilmente, sì, è quello che gli insegnanti si meritano: se ognuno pensa a se stesso, ci pensa la politica a dividere tutti.

Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento

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