L’Italia non deve basarsi solo sull’economia. La vita degli italiani, il nostro orgoglio di essere cittadini de questa splendida Nazione non deve assolutamente dipendere soltanto da fattori economici. Debito pubblico, spread, rating, banche, mercati finanziari, risparmiatori, interessi sui capitali sono solo questi gli ingredienti della politica italiana? Ci sembra che tutto ruoti sul fattore finanziario senza tener conto della pelle dei cittadini, di coloro, cioè, che per colpa dell’euro non riescono ad arrivare a fine mese, le aziende italiane che falliscono e sono costrette a delocalizzarsi producendo altrove.
Ieri sera abbiamo compreso a chiare lettere che non interessava la conclusione positiva del mandato conferito al prof. Conte, ma il ruolo economico finanziario dell’Italia nel contesto europeo, lo spauracchio di una ipotetica uscita dell’Italia dalla zona euro. Allora cosa si è fatto? Si è voluto immolare sull’altare della Patria il voto sacrosanto che gli italiani hanno chiaramente espresso lo scorso 4 marzo per inchinarsi ancora una volta all’Europa che aveva sbandierato ai quattro venti il drammatico disastro economico.
La nostra Italia continuerà ad obbedire ai diktat dell’Europa, della Germania, anche perché si è subito ricorso ai ripari con il conferimento dell’incarico all’ideatore della spending rewiew, che cercherà di traghettare l’Italia verso un nuovo voto. La fiducia degli italiani uscita dalle urne dello scorso 4 marzo è stata tradita, per cui la domanda è: “Ma perché dobbiamo ancora tornare al voto, se poi sono gli investitori economici a dettare le regole?”.
Ora ci aspetta solo una Legge di Bilancio lacrime e sangue, aumenti dell’IVA e delle altre accise ed ecco che quei miseri arretrati corrisposti oggi e quell’adeguamento stipendiale che daranno a giugno andrà direttamente nelle casse dello Stato tradotto in ulteriori tasse. Ancora una volta un governo non voluto dai cittadini italiani si profila all’orizzonte.
Una vergogna solo e tutta italiana. Ovviamente in tutto questo caos peseranno anche le sorti della scuola italiana che si vedrà falcidiata da ulteriori fondi di bilancio con gravi ricadute sul funzionamento degli istituti scolastici, sulla formazione e sull’apprendimento degli alunni.
Mario Bocola
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