E infatti “la nuova ministra per l’Istruzione, Stefania Giannini (Scelta Civica), ha esordito con uscite discutibili sulla scuola”, ribadendo che “la libertà di scelta educativa è un principio europeo ed è un principio di grande civiltà”, che quello del pubblico è un “servizio fondamentale” ma paritarie e statali devono avere “uguali diritti” e “trattamenti che corrispondano al loro diverso insegnamento”.
Ma non solo, sottolinea l’Uaar: “La nomina dei sottosegretari all’istruzione, appena avvenuta, aumenta ancor di più le preoccupazioni sulle intenzioni clericali dell’esecutivo. I tre posti sono stati infatti occupati dall’ex sindaco di Piacenza Roberto Reggi (ex Margherita di stretta osservanza renziana), dalla popolare Angela D’Onghia (già vincitrice del premio “Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti”) e dal riconfermato Gabriele Toccafondi, ciellino in quota Ncd”.
“Ci si ritrova”, scrive sempre l’Uaar, “nella spiacevole situazione per cui in molte zone, soprattutto per le primarie, il pubblico arretra e appalta l’insegnamento a scuole di chiara impronta cattolica (che già hanno rette molto alte) senza fornire un’adeguata alternativa, con ricadute non indifferenti in termini di laicità, diritti e discriminazioni di fatto. Ciononostante, negli ultimi anni le private cattoliche hanno perso uno studente su cinque: circostanza che giustifica sempre meno l’esborso pubblico. E che fa comprendere perché vogliano essere mantenute dallo Stato”.
“E anche questo ministro, purtroppo, esordisce rendendo ossequio a tale retorica. Ma se il governo, che intende presentarsi come novità e rottura rispetto al passato, vuole veramente darsi da fare per la scuola, deve anche valorizzare quella pubblica. Ad esempio, potrebbe rompere un tabù trentennale e fare promozione all’otto per mille statale impegnandosi a utilizzarlo, come ora è possibile, per il risanamento degli edifici scolastici pubblici”.
“Un “rottamatore” che proclama di voler rinnovare il sistema e intaccare i vecchi apparati, come fa Renzi, non può ignorare l’ingente spesa di denaro pubblico che comporta l’Irc (almeno 1,25 miliardi di euro l’anno) e il fatto che questi insegnanti sono assunti, a decine di migliaia, tramite canali agevolati e con il beneplacito dei vescovi”.
Come si vede, chi da destra e chi da sinistra, è incominciato il tiro alla fune e in mezzo sta il “giovane Renzi” che non può sbagliare, pena la gogna; e non solo per lui e il suo staff, ma anche per il suo partito, quel Pd che sulla scuola ha il programma elettorale più vasto e dettagliato degli altri partiti. E siccome è sul dettaglio che appaiono le corna di Belzebù è bene che, sulle pentole che la nuova ministra va costruendo, lui si adoperi a forgiare i coperchi: solidi.
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