Nelle scuole italiane molti alunni ucraini, profughi di guerra, si mettono in contatto con i propri docenti in DaD, grazie a una formula didattica sperimentata nell’emergenza precedente, legata alla pandemia. Lo stesso ministro dell’Istruzione Bianchi il 16 marzo in una riunione del Consiglio d’Europa assieme al collega ucraino Skharlet ha concordato una collaborazione intensa per la scolarizzazione dei ragazzi, con tutte le modalità possibili a partire da quelle online.
Anche a Kiev si muove qualcosa. Oggi 28 marzo, a oltre un mese dall’inizio del conflitto russo-ucraino, nella capitale le lezioni ripartono in DaD nelle scuole, nei licei e nelle università. Lo comunica in una nota l’amministrazione comunale, ma sarà una scuola senza esami e senza compiti, il trionfo di una pedagogia che vuole formare senza sommare ansia ad altra ansia.
Un argomento di cui il nostro vice direttore Reginaldo Palermo, ha più volte discusso con il pedagogista Raffaele Iosa.
“Funziona così – racconta Raffaele Iosa al nostro vice direttore – un quarto d’ora prima un sms annuncia ai ragazzi che l’insegnante è pronta e poi il collegamento”. Gli insegnanti, nascosti nella metro o in cantina accendono il computer e dopo un po’ “nell’infosfera – continua il pedagogista – viaggiano tabelline, poesie, racconti, geografia. Soprattutto passano facce e sguardi, sorrisi e tristezze”.
L’ideale, secondo quanto dichiara il pedagogista, sarebbe attuare una sorta di pedagogia del binario. “Mi spiego: inclusione nelle classi italiane con il mantenimento parallelo (il binario) della DaD dall’Ucraina o la presenza di un insegnante ucraino come supporto in rete e le altre attività con i compagni italiani. Un percorso didattico meticcio dove i due binari corrono parallelamente, anzi uno può insegnare qualcosa all’altro: è una suggestione pedagogica inclusiva da approfondire”.
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