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Ucraina, centinaia di scuole distrutte e bambini senza aule: ecco la prima scuola tridimensionale

Il conflitto e le operazioni militari di attacco e resistenza in corso sul suolo ucraino hanno portato alla decimazione non solo delle unità abitative presenti sul territorio, ma anche dei servizi di base ed assistenziali, indipendentemente da quale esercito controlli città e villaggi in oggetto. La guerra non risparmia scuole, convertite spesso in rifugi o – come reso noto da numerosi osservatori internazionali e reporters di guerra – in piattaforme offensive che vengono di conseguenza offese e distrutte. Non è di solo interesse l’edificio, ma l’attacco alla scuola ed all’educazione che porta numerosi ragazzi ad abbandonare la propria terra natìa in cerca di formazione di qualità sufficiente – o almeno in linea con gli standard pre-bellici – altrove in Europa. Lo sforzo di ricostruzione sembra però non coordinarsi con le operazioni militari di difesa del suolo ucraino: in alcune aree si attende la cessazione delle ostilità o la migrazione del punto di fuoco altrove prima di provvedere a qualunque ricostruzione. A Leopoli tecnologia e solidarietà si sono unite per realizzare una scuola primaria in tempi record e con costi bassissimi mediante l’utilizzo di stampa 3D e relativo modellamento delle componenti meccaniche e tecnologiche. Si è provveduto anche a progettare ed in seguito allestire gli ambienti in maniera ergonomica.

Leopoli rinasce con la scuola

La tecnologia di costruzione ipermoderna viene utilizzata per costruire una scuola a Leopoli che gli organizzatori sperano possa servire da modello per il massiccio lavoro di ricostruzione che si prospetta per l’Ucraina a seguito dei numerosi ed incalcolabili danni subiti su tutto il territorio causati da attacchi e difese. Il progetto è stato organizzato dal gruppo umanitario Team4UA e utilizza attrezzature di COBOD International, una società danese di costruzioni di stampa 3D. Per far funzionare e monitorare il robot di stampa è necessario un team di tre persone a gestione della complessa attrezzatura. La scuola primaria è intesa come un potenziale progetto per la costruzione di strutture simili in tutta l’Ucraina. Le fonti ucraine affermano che almeno 277 scuole sono state distrutte in tutto il paese, lasciando migliaia di bambini ucraini senza aule e docenti senza un posto fisico dove insegnare. In un’intervista con la BBC rilasciata a Leopoli, Henrik Lund-Nielsen, il fondatore di COBOD, ha affermato che la tecnologia di stampa 3D è “molto più veloce e molto più economica “rispetto ai metodi di costruzione convenzionali. In seguito ha spiegato che “il primo progetto che le persone faranno, in genere non ne verranno a capo, ma una volta capito, lo fanno sempre più velocemente e poi risparmiano denaro”. Lund-Nielsen ha dichiarato alla BBC che il 99 percento del calcestruzzo impiegato nella loro miscela per la scuola di Leopoli proviene dall’Ucraina. Gli organizzatori del progetto affermano che un obiettivo a lungo termine è importare diverse stampanti e incorporare le macerie degli edifici distrutti nel cemento apparente simile ad un dentifricio grigiastro utilizzato per la stampa.

E in Italia? Come è organizzata la realizzazione delle scuole innovative?

Sono 212, secondo la prima bozza d’impiego dei fondi del PNRR, le scuole innovative da realizzare nel Belpaese, con particolare riferimento a quelle aree tragicamente colpite da elevatissimi tassi di dispersione scolastica. Il precedente Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi affermò che gli edifici in progetto erano qualitativamente e tecnologicamente “senza precedenti per il numero di aree interessate e per la sinergia messa in campo, con un forte valore sociale”. Il 42,4% dei fondi stanziati saranno riservati a edifici che prenderanno forma nelle regioni del Mezzogiorno, ma l’obiettivo istituzionale resta quello di “dotare i nostri territori di una nuova architettura scolastica, più aperta alla comunità, sicura, innovativa e sostenibile”. Il decalogo FUTURA, che fa riferimento al concepimento di una scuola più sicura ed abitabile per tutti, costituisce il riferimento per gli architetti al lavoro – tra il preliminare e l’esecutivo – sui progetti d’interesse. Il fine, come afferma il sesto punto del documento suddetto, resta quello imprescindibilmente didattico e pedagogico: l’utilizzo di materiali sostenibili – con riferimento alla transizione ecologico-energetica – e l’assetto di porosità sociale degli edifici li rende parte integrante del sistema locale territoriale e punto di aggregazione per giovani e famiglie.

Andrea Maggi

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