Sulle tensioni al confine tra Russia e Ucraina, mentre i colloqui tra Biden e Putin sono in stallo e si vocifera che la Russia potrebbe creare un falso pretesto per invadere l’Ucraina, in queste ore l’agenzia Dire ha riportato alcune informazioni provenienti da Zhytomyr (una cittadina del nord-ovest dell’Ucraina) che fanno luce sulla situazione delle scuole.
All’indirizzo di posta elettronica del vicesindaco Viktor Kliminskij sarebbero sopraggiunte email relative ad allarmi bomba per i supermercati e per le scuole. Allarmi attendibili se si pensa che solo tre settimane prima il ministero dell’Istruzione aveva ordinato che in tutti gli istituti della stessa zona si tenessero le esercitazioni per raggiungere i rifugi in caso di bombardamento.
“La frontiera con la Bielorussia, dove sono in corso le esercitazioni militari avviate da Mosca, dista appena 130 chilometri” ha ricordato Kliminskij. Lo scenario di un’invasione da nord non sarebbe scontato ma neanche da escludere, secondo l’agenzia Dire: l’offensiva potrebbe partire dal confine della Bielorussia, per muoversi verso Kiev, la capitale ucraina.
Altre due possibilità riguarderebbero l’offensiva nel Donbass, una regione orientale in parte sotto il controllo di amministrazioni separatiste alleate di Mosca; e l’assalto sul fronte sud, quello che raggiunge Odessa, una città dove i russi per ragioni storiche e culturali si sentono di casa.
La scuola ucraino-italiana Vsesvit
L’agenzia riporta quindi la voce della scuola ucraino-italiana Vsesvit (che significa universo), un istituto nato anche dall’impegno di un sacerdote emiliano, don Giuseppe Dossetti, primo sostenitore della scuola.
Insieme con gli amici del Centro di solidarietà di Reggio Emilia onlus, era arrivato a Zhytomyr in pullman per visitare la sede episcopale latina più a oriente d’Europa – racconta l’agenzia Dire -. Il Muro di Berlino era caduto e l’Unione Sovietica non esisteva più. A Zhytomyr lui aveva incontrato Sofia Beliak, una signora minuta e battagliera, che era stata condannata a dieci anni di carcere ai tempi dell’Urss per aver diffuso libri religiosi. “C’eravamo appena conosciuti”, ricorda oggi lei, “e don Giuseppe mi chiese: qual è il vostro progetto?” Eccolo: è la scuola, nata grazie alla rete di solidarietà italo-ucraina. Nel 2020 i missionari di don Bosco ne hanno assunto la gestione e oggi l’istituto è frequentato da 200 studenti, senza contare l’oratorio e il sostegno ai ragazzi con disabilità.
“Credo che ci sia tanta disinformazione e che molti ragazzi si sentano disorientati” osserva Sofia Beliak, auspicando che i ragazzi allarghino “lo sguardo a tutto il mondo, respingendo l’odio sempre e comunque”.
La scuola di Darnytsa
Intanto fonti Ansa riferiscono che anche in altre scuole ci si prepara all’eventualità della guerra. Nella scuola di Darnytsa è stato allestito un rifugio sotterraneo, provvisto di scorte di acqua, cibo e libri, ma la direttrice è fiduciosa che non serviranno.