Domani, 13 maggio, in tantissime scuole italiane gli studenti boicotteranno i test Invalsi con scioperi bianchi, presidi, flash mob e assemblee. In questi giorni striscioni, volantini e manifesti hanno invaso le scuole di tante città italiane, accompagnate da quelli contro i test d’ammissione all’università che ricalcano la medesima logica escludente degli Invalsi; “Valutati, non schedati!” è lo slogan che si legge a Roma, Milano, Siena, Pisa, L’Aquila, Genova, Napoli, Salerno, Bari, Torino, Catania, Cagliari e in tanti altri centri.
A Milano oggi è stato occupato anche il Teatro Lirico in via Larga per protestare contro i test. Gli studenti si rifiuteranno di compilare a testa bassa dei test di cui non condividono né la natura né lo scopo.
Domani, tra le varie scuole che si mobiliteranno, al liceo classico Virgilio di Roma, si farà un’azione alle 8.10 del mattino. Domattina invieremo inoltre decine di foto sulle azioni fatte in questi giorni e sui boicottaggi stessi.
“Abbiamo deciso di disobbedire, di rifiutarci di sottoporci ad un meccanismo di valutazione escludente e ingiusto che mira a rendere la scuola pubblica sempre più a servizio delle logiche manageriali. Valutare non può significare schedare, mettere in classifica, favorire la competizione tra scuole e studenti, indirizzare e svilire la didattica rendendola un semplice bagaglio di nozioni da digerire per affrontare i test” – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.
“Siamo l’unico Paese in Europa che somministra agli studenti in maniera censuaria e non campionaria dei test assolutamente inutili, che non tengono conto delle condizioni sociali ed economiche degli studenti e che aprono pericolosamente le porte a dei criteri premiali per le scuole che eccellono. A fronte di tutto ciò riteniamo veramente inaccettabile che si spendano 16 milioni di euro per finanziare questo strumento di valutazione dannoso e inutile”.
“Da anni si levano delle voci critiche in merito ai test, ma i governi non sembrano propensi ad ascoltare chi vive ogni giorno le scuole. Nel nuovo DEF 2014 – Documento di Economia e Finanza, varato da poco dal Governo Renzi, si inseriscono i test Invalsi alla base della revisione dei nuovi contratti per gli insegnanti e per i sistemi di reclutamento di dicenti e dirigenti scolastici. Il 4 maggio inoltre, la Presidente dell’Invalsi, ha sollecitato gli insegnati a somministrare i test, convincendoli della bontà di questo strumento” – continua Lampis.
“Domani boicotteremo i test perché pensiamo che sia giunto il momento di bloccare questa riforma strisciante della didattica e della valutazione. L’idea che si possa produrre un’istantanea della scuola pubblica senza tener conto delle specificità di ogni contesto e della processualità della valutazione non è solo deleteria ed errata, ma tende ad appiattire verso il basso la didattica, svilendo anche il lavoro dei professori. I test ci riducono a numeri e foraggiano l’idea dello studente come soggetto passivo, pieno di nozioni e incapace di pensare criticamente. Il Governo continua a procedere in maniera antidemocratica sul tema quando invece dovrebbe ascoltare le varie voci di protesta che si levano da tanti anni. Crediamo che si debba bloccare il nuovo Sistema Nazionale di Valutazione, congelare l’ipotesi di estensione dei test Invalsi all’ultimo anno delle superiori e aprire un ampia discussione nelle scuole del Paese. Siamo stanchi dei processi calati dall’alto, soprattutto se imposti nelle scuole che dovrebbero essere palestre di partecipazione e democrazia. Siamo stanchi di veder spesi milioni su uno strumento inutile e dannoso quando non si rifinanziano le scuole e le università”.
“Abbiamo in mente tante alternative. Si dovrebbe partire dall’istituzione di un ente terzo, indipendente dal Miur, che faccia ricerca educativa e che indichi le situazioni di disagio attraverso prove campionarie che tengano conto di diversi fattori, quali la percentuale della dispersione scolastica, la sicurezza degli edifici, la qualità dell’offerta formativa curriculare ed extracurricurale, la democrazia interna, l’innovatività dei metodi didattici, il benessere delle componenti che vivono, l’aggiornamento della formazione degli insegnanti e tanti altri fattori determinanti, continua l’UdS.
“Riteniamo inderogabile l’apertura di una discussione pubblica rispetto ad un altro modello di valutazione, narrativo, trasparente e diacronico. Siamo stanchi di un’idea di valutazione punitiva, incapace di individuare le lacune ma solo di favorire la cultura del sospetto e della sfiducia”.
Gravi ed illegittime sono le minacce e le ritorsioni che già in queste settimane si stanno riversando sugli studenti che protestano contro i test Invalsi.
“Crediamo sia necessario ribadire pubblicamente che a presidi e docenti è fatto divieto di risalire al singolo studente, sfruttando il codice alfanumerico del test, per attribuirgli voti su registro o sanzioni disciplinari: le prove, lo dice la normativa sulla privacy diffusa dallo stesso Istituto, devono essere totalmente anonime. Inoltre – conclude l’Uds – le prove sono attività ordinarie e non obbligatorie: al pari di gite e attività pomeridiane i test devono essere approvati dagli organi collegiali e la partecipazione degli studenti è completamente libera”.
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