Nel 2016, secondo i dati Miur, c’è stato un aumento sul totale di 3210 laureati rispetto al 2015, aumento che però non segue una dinamica uniforme sull’intero territorio nazionale. Questo sta a significare, spiega la coordinatrice nazionale dell’Unione degli universitari, che “i dati sui laureati nel 2016 del MIUR mostrano un lieve aumento del numero dei laureati: 3210 laureati in più rispetto al 2015 (+1,06%). A fronte delle altisonanti analisi che usciranno in merito, tuttavia, va sottolineato un particolare: se al Nord e al Centro i laureati aumentano dell’1,82% e del 2,85%, c’è una controtendenza rilevante che riguarda il calo di 1449 laureati al Sud (-1,66%). Questo dato non sorprende affatto: da anni denunciamo le criticità del sottofinanziamento all’università e quanto questo continui a incidere ancor più pesantemente sul Sud, a causa del meccanismo di riparto del finanziamento statale, rispetto al resto del Paese”.
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E poi prosegue: “Dall’anno accademico 2009/2010 al 2015/2016 in Italia si sono persi 149.542 iscritti nel sistema universitario italiano: di questi 105.654 sono “spariti” dal Sud. Questo aumento dei laureati non deve affatto far festeggiare, anzi deve essere preso come elemento di partenza per rafforzare ulteriormente la necessità di investimento nel sistema universitario nazionale: 305.625 laureati in un anno non possono essere ritenuti un traguardo, ancor più che l’aumento di quest’anno è ben lontano dal consolidare una qualche dinamica positiva nello scenario universitario”.
Conclude infine la coordinatrice dell’UDU: “Per abbattere le disuguaglianze nel sistema universitario è necessario tornare a investire consistentemente, partendo dal diritto allo studio. Gli idonei non beneficiari dilagano ancora in modo consistente al Sud, dove la no-tax area ha visto un’applicazione pedissequa di quanto scritto in Legge di bilancio, a differenza di altre università che hanno potuto, anche per motivi di bilancio, ampliare la soglia ISEE entro la quale gli studenti non dovranno pagare le tasse. L’aumento risibile generale e la diminuzione al Sud dei laureati deve essere uno spunto da cui partire per gli investire seriamente in università, superando l’assurda logica presunta “premiale” che, numeri alla mano, mostra fino in fondo le disuguaglianze create”.
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