Afferma infatti Roberto Campanelli, Coordinatore nazionale UdS: “Rimandiamo al mittente le accuse fatte da Toccafondi”
“Il dibattito che nelle ultime settimana si sta instaurando nel paese sulla parità scolastica è una discussione ricca di quella ideologia che il sottosegretario recrimina a chi difende ogni giorno la scuola pubblica”.
“E’ evidente che Toccafondi non si sia mai recato in una scuola pubblica e non conosca lo stato in cui vertono le scuole italiane. La vera ideologia è voler far cresce coi fondi pubblici le scuole private. Difendere il finanziamento alla scuola pubblica significa essere coscienti del fatto che le scuole frequentate dalla maggior parte degli studenti e delle studentesse del paese oggi non hanno strumenti per adempiere agli obiettivi formativi e rinnovarsi dal punto di vista didattico a causa dei tagli degli ultimi anni”.
“Peraltro sembra che il sottosegretario si sia scordato il tasso di dispersione scolastica del 17,2% per cui siamo il vero fanalino di coda internazionale. E’ compito anche di Toccafondi assicurare un sistema di diritto allo studio e di welfare studentesco che permetta ad ogni studente di perseguire gli studi, specialmente in questi tempi di crisi in cui si sono inasprite le disuguaglianze ed il classismo all’interno delle nostre scuole. Parlare di buono scuola in questa situazione è inaccettabile.”
“Siamo convintamente dalla parte della scuola pubblica” – conclude l’UdS – “perchè viviamo le scuole ogni giorno e non possiamo accettare il perpetrarsi di privilegi contro l’articolo 33 della Costituzione. Riteniamo giusto che il Ministero sposti ogni tipo di finanziamento dalle scuole paritarie private alle scuole pubbliche statali e concordi con gli enti locali una percentuale di finanziamento per le scuole paritarie pubbliche. Questo non è pregiudizio, ma volontà di risollevare una scuola distrutta da 10 anni di politiche di austerità e tagli ingiustificati”.
Ma cosa aveva detto di preciso Gabriele Toccafondi all’incontro dal titolo: “C’è un unico sistema. Scuole statali e paritarie si incontrano per affrontare insieme la sfida educativa”?
“Il sistema scolastico italiano è un sistema qualificato, che poggia su due gambe: una è rappresentata dalla scuola pubblica statale (con circa 8 milioni di alunni), l’altra è rappresentata dalla scuola pubblica non statale, o paritaria, frequentata da oltre un milione di ragazzi. Se una delle due gambe venisse meno, il sistema dell’istruzione pubblica non potrebbe più correre, ed entrerebbe in una gravissima crisi”.
“Sulle scuole paritarie occorre portare avanti, oggi più che mai, una battaglia di realismo, una battaglia culturale contro i pregiudizi. Bisogna rottamare l’ideologia, perché anche il nostro Paese veda una effettiva parità tra gli istituti statali e quelli non statali: entrambi fanno parte di un unico sistema, quello dell’istruzione pubblica”.
“In Italia c’è un unico sistema, come lo stesso titolo dell’incontro ricordava, e su questo sistema il Governo deve puntare investendo in una scuola rinnovata, riconoscendo le novità che nelle nostre scuole già ci sono e si vedono”.
Ciò su cui però occorre riflettere, quando si parla di “libertà educativa e di scelta educativa” affidata ai genitori, sta nel fatto che tale “libertà” bisogna poi garantirla a tutti; e se i musulmani, gli atei e gli agnostici, gli scintoisti e anche le fazioni politiche aprono una scuola tutta loro, creando così tante piccole “Stalingrado” dell’istruzione, nessuno poi potrà stracciarsi le vesti di fronte ai sicuri focolai di intolleranza religiosa e ideologica che si svilupperanno. Perché un fatto è chiaro, la scuola privata, per sua stessa natura e conformazione, è ideologica, tant’è che non ha regole per le assunzioni dei docenti, se non quella dei soli titoli, e pare ovvio che nella chiamata diretta del personale una scuola cattolica, per esempio, non sceglierà mai un docente ateo dichiarato, un musulmano che prega rivolto verso la Mecca e così via.
Ecco qual è il vero rischio della cosiddetta libertà educativa: rendere libere le scuole di formare i giovani sulla base delle proprie convinzioni ideologiche, religiose, culturali, politiche e perfino razziali. Scuole che ciascun libero cittadino può fondare, ma senza i soldi della collettività: questo è il punto.
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