“Questi dati fanno capire quanto sia importante una valutazione esterna degli apprendimenti su tutte le classi e la possibilità di avere un punto di riferimento esterno affidabile: solo così tutte alle scuole possono avere l’ opportunità di capire a che punto sono e quali siano i punti critici in paragone al territorio nazionale”. Così Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione del governo Monti, ha riassunto l’esito delle prove Invalsi svolte nel 2012, presentato il 20 luglio a Roma.
Secondo la Ugolini dietro a queste rilevazioni, peraltro già ampiamente utilizzate in molti paesi moderni, la scuola deve puntare a trasformarsi in “ascensore sociale senza nascondere dietro il manto dell’ indistinto lacune che possono tradursi in una diminuzione di possibilità di successo nel proseguimento degli studi e nell’inserimento nel mondo del lavoro”.
Per il sottosegretario i dati emersi chiedono di riflettere in alcune direzioni: innanzitutto, per quanto riguarda la revisione delle indicazioni del primo ciclo “è fondamentale precisare i traguardi essenziali da raggiungere alla fine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado”. Come è fondamentale un intervento “sulla scuola secondaria di primo grado, in particolare nel sud”, anche attraverso “azioni Pon” e fortemente orientate “all’antidispersione”. A tale scopo, Ugolini sottolinea che “bisogna fare attenzione agli immigrati”, tra i più esposti all’abbandono scolastico.
La sintesi del commento del vice-ministro è che “occorre lavorare sulle singole scuole che sono l’unità fondamentale da cui può partire un miglioramento”. A tale scopo è fondamentale affidare gli istituti a personale altamente preparato: “per questo stiamo ripensando al sistema nazionale di valutazione della scuola partendo dai dirigenti scolastici”, i quali “possono realmente fare la differenza”.
Ma tutto ciò potrebbe non bastare: “le singole scuole devono essere aiutate a riflettere sul proprio lavoro, avendo a disposizione un sistema organico di dati e di strumenti che aiutino ad interpretarli in una prospettiva di rendicontazione e trasparenza”.
Alla luce di questa lunga premessa, la Ugolini giudica quindi il rapporto Invalsi fortemente “prezioso per le scuole e per il paese: nasce dallo sforzo enorme di chi lo ha condotto: l’Invalsi e si i è potuto realizzare grazie alla collaborazione di centinaia di insegnanti che hanno partecipato alla costruzione delle prove, all’impegno delle migliaia di docenti che hanno consentito a 2.800.000 studenti di partecipare alle rilevazioni”.
Il sottosegretario non ha dubbi: quello della valutazione, anche standardizzata, “è uno sforzo che vale la pena sostenere, perché senza conoscere è impossibile capire, e quindi migliorare. L’esigenza di avere dei dati affidabili è fondamentale non solo per chi ha la responsabilità di guidare le politiche generali di un paese, ma per chi ogni giorno deve rispondere al meglio al compito che gli è affidato: dare un futuro al nostro paese attraverso l’educazione e l’istruzione dei nostri figli. E’ questo nesso tra quotidianità e valutazione in funzione del miglioramento la vera sfida”.