Categorie: Politica scolastica

Uil Scuola, la card con 500 euro c’è, ma con il trucco

Oggi incontro Miur-sindacati. Si parlerà anche del bonus dei 500 euro che c’è, ma con il trucco, così come già segnalato da ‘La Tecnica della Scuola’

 

Gli effetti dei primi provvedimenti attuativi

Elimineremo il precariato

FALSO

i posti disponibili sono rimasti per il 50% scoperti e coperti da supplenze

Elimineremo le graduatorie

FALSO

non sono state soppresse le GAE che continueranno a produrre effetti;

Quella delle supplenze è
un’emergenza che deve finire

FALSO

non sono diminuite le supplenze.
la supplentite è raddoppiata: saranno chiamati i supplenti per i supplenti

Sarà una mobilità fisiologica

FALSO

si sono aggravate le condizioni di lavoro per i neo immessi in ruolo costretti a muoversi in altre regioni, senza poter sapere se fosse veramente necessario, senza una graduatoria che ne spiegasse le ragioni

L’organico potenziato aumenterà il personale
nelle scuole

NON VERO

la fase di movimenti in atto, la fase C,  creerà, inevitabilmente ingiustizie e motivi di ricorso da parte di coloro che si vedranno scavalcati nell’assegnazione della sede vicina da docenti con minor punteggio.

Le scuole potranno scegliere gli insegnanti secondo le esigenze degli istituti

NON VERO

I docenti disponibili sono tutti quelli che hanno fatto domanda, fase “C”, saranno assunti in ruolo ed assegnati alle scuole per macroaree.

Card 500 euro

QUASI VERO

Arriva il bonus ma con il ‘trucco’. Andranno controllati  tutti gli acquisti, pena la restituzione delle somme erogate.
A certificare le spese saranno  i revisori dei conti delle scuole.

Ci eravamo illusi – spiega Pino Turi a proposito della card dei 500 euro  – una cosa buona rovinata da una procedura burocratica che addirittura prevede l’esame dei revisori dei conti.  Vogliono trasformare la scuola, luogo di aggregazione, socialità, formazione, istruzione, libertà e responsabilità,  in una sede burocratica in cui costringere una professione, come quella docente in un recinto angusto. 

Dov’è la scuola dell’autonomia di cui tanto si parla? Perché  le regole, anche di verifica interne, non vengono decise dagli organi della scuola,  invece che da una procedura tracciata dalla penna di qualche burocrate ministeriale? Anche questo diremo oggi al ministro: pensavamo  che fosse un segnale nuovo. Un po’ troppo bello per essere vero.

E in merito ai temi che saranno oggetto dell’incontro di oggi pomeriggio con il ministro spiega: vogliamo evitare il muro contro muro con il Governo. Verificheremo  se vi è una vera volontà di aprire un confronto,  che finora  non ci è stato. 

Siamo di fronte a una riforma non-riforma, dove l’impianto ordinamentale resta lo stesso,  mentre vengono introdotte norme, tra loro contraddittorie,  che riguardano soprattutto la gestione e poco la didattica.

Quel che stiamo rischiando – anticipa Pino Turi – con questo tipo di intervento legislativo, tutto orientato sulla gestione del personale, è di trovarci con docenti senza titolarità, con la possibilità di un utilizzo improprio rispetto alle proprie competenze ed abilitazioni. Fatto inedito e senza precedenti.

Sarebbe una sorta di demansionamento senza garanzie, legato – avvisa Turi – ad una ipotetica valutazione del dirigente. Una valutazione che, se svolta in maniera autoritaria, senza regole senza consenso, sarà fonte di demotivazione e di condizionamenti che incidono sulla libertà e sulla qualità della didattica.

Noi questi scenari vogliamo assolutamente evitarli. Questo è un percorso che, se non sarà  governato con il consenso, partecipazione e condivisione, si rileverà un ulteriore flop e si scaricherà sulle scuole che hanno invece bisogno di certezze e riconoscimenti del lavoro fatto e da fare in seguito.

Se si comincia a discutere senza pregiudizi e concretamente nel merito è positivo.  E’ un punto di partenza per poi trovare le soluzioni per fare funzionare le scuole.

Redazione

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