Attualità

Uil Scuola Puglia: no al contratto sulla DDI, ma la didattica a distanza è altra cosa

Con un documento approvato all’unanimità dall’esecutivo regionale, la Uil Scuola della Puglia chiede al presidente della Regione di “valutare la chiusura totale di tutti gl’istituti scolastici pugliesi, al fine di salvaguardare la salute dei lavoratori della scuola, degli alunni e, conseguentemente, delle famiglie”.

Il sindacato di Pino Turi sostiene che questa è una soluzione obbligata dal momento che nella regione si sta assistendo ad un incremento di casi positivi.

Il sindacato pugliese esprime anche “un giudizio decisamente negativo sulla Didattica Digitale Integrata, un’invenzione scriteriata, avallata, tra l’altro, da un Contratto Nazionale Integrativo che la Uil Scuola non ha sottoscritto, con il solo fine di tutelare tutti i lavoratori della comunità educante, contratto che benché sottoscritto da due sindacati su cinque (il terzo sottoscrittore non è firmatario del contratto nazionale), non offre le garanzie necessarie a chi la mette in atto e a quanti ne sono i destinatari”.

“La Uil Scuola – sottolinea l’esecutivo regionale – ritiene che nel CCNI non siano acclarati i fondamenti culturali, normativi, pedagogici e metodologici della DDI, sottolineando l’impossibilità di porre in essere una lezione con la divisione della classe, parte in presenza e parte a distanza, e che non sia possibile continuare a considerare gli alunni portatori di BES soggetti avulsi dal sistema di integrazione nel gruppo classe”.

“Ben altra cosa – prosegue il sindacato – è la Didattica a Distanza, quale misura alternativa ed emergenziale rispetto a quella in presenza, sulla quale invece si sarebbe dovuto contrattare”.

All’esecutivo regionale è intervenuto anche il Segretario Generale Pino Turi che ha messo in evidenza come si sia assistito in questa fase “ad un braccio di ferro tra il presidente Emiliano e la ministra Azzolina, con inevitabili incursioni e ripercussioni sull’autonomia scolastica, anche da parte della magistratura amministrativa, operando così la trasformazione dell’istruzione da funzione primaria ed essenziale dello Stato in servizio a domanda individualizzata, identificando in tal modo la scuola come un vaso di coccio tra vasi di ferro”.

“Se è vero che per gli adolescenti la chiusura prolungata delle scuole rischia di avere conseguenze psicologiche molto serie – conclude il sindacato – è altresì vero che non si può sacrificare l’altro diritto altrettanto garantito costituzionalmente, come quello alla salute dei docenti, compresi i docenti di scuola dell’infanzia, nonché del personale ATA e dirigente”.

Reginaldo Palermo

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