E’ l’Italia dei campanili, dei 5.836 piccoli comuni che coprono il 74% del territorio italiano, dei 10 milioni di abitanti che risiedono in piccoli centri. E del pieno diritto allo studio previsto dalla Costituzione.
Se ne discute in VII Commissione Cultura alla Camera dove è stata presentata una proposta di legge che mette mano al complesso sistema che regola la realtà delle scuole di montagna, delle piccole isole, dei territori a bassa densità demografica. Una realtà che riguarda il 60 % dei piccoli comuni dove c’è almeno un plesso di scuola primaria e di secondaria di primo grado.
Risale al 1957 (legge n. 90) il primo tentativo di dare funzionalità e continuità alla didattica alle scuole di montagna: si trattava, all’epoca, legiferare su situazioni di oggettivo disagio e su classi dove studiavano insieme bambini con età diverse (pluriclasse).
Nel 2004 se ne parla di nuovo con l’attribuzione per l’insegnamento prestato nelle scuole dei comuni di montagna. E si rischia il paradosso giuridico, oltre che geografico perché anche Positano e Capo d’Orlando, le due località turistiche marine finiscono nel quadro normativo destinato alle ‘scuole di montagna’ solo perché un plesso si trova sopra i 600 metri.
Un errore grossolano, poi corretto, dovuto ad una legislazione, che tra i suoi principi cardine prevedeva, per l’applicazione delle disposizioni, i metri di altezza sul mare.
A sanare la situazione ci pensò la Corte Costituzionale, nel 2007, che dichiarò illegittima la legge del 2004, e riportò la validità del doppio punteggio solo per le pluriclassi di montagna.
Oggi, in quadro finanziario di prolungato contenimento della spesa, dopo gli effetti della riduzione di personale, dei piani di dimensionamento scolastico, torna l’esigenza di garantire il diritto allo studio a molte zone disagiate del nostro Paese e di assicurare la continuità didattica. Una proposta di legge, prima firmataria l’onorevole Pes, presentata in VII Commissione alla Camera, propone un quadro normativo di riferimento e la Uil Scuola ha espresso parere positivo. Potenziare la scuola significa salvare le comunità.
Le norme devono essere chiare, senza lasciare spazio ad interpretazioni successive, prevedere certezza di risorse – ha sostenuto la Uil Scuola nel corso dell’audizione. Fissare il paramento a mille metri è una scelta da condividere.
Per quanto riguarda la piena realizzazione del diritto allo studio per la Uil Scuola è opportuno che la stessa legge individui le risorse necessarie per l’acquisto di sussidi didattici e nuove tecnologie, senza rinvii a norme successive. In caso contrario c’è il rischio che quanto previsto resti solo una bella dichiarazione di intenti.
Va data stabilità all’organico. Piena condivisione giunge, dunque, dalla Uil Scuola, per la previsione di un organico funzionale triennale d’istituto, una proposta che la Uil Scuola sostiene da tempo. Bisogna fare un fotografia dell’esistente e procedere in base alle reali esigenze di funzionalità delle scuole. Quel che va evitato – sostiene la Uil Scuola – è di continuare nella politica degli organici definiti attraverso tetti prestabiliti. E’ una politica che non ha funzionato in passato. Non può funzionare nemmeno oggi.
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