Il consiglio dei ministri ha licenziato la riforma della scuola. L’Unione degli Studenti conferma la forte contrarietà al progetto del Governo e promette nuove mobilitazioni dopo le 40 piazze del 12 marzo.
“Il ddl del Governo mostra il volto autoritario dello stesso” – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti – “Il ddl assegna la delega al Governo a legiferare tra le altre cose sulla riforma del Testo Unico della scuola, del diritto allo studio, degli organi collegiali e dell’abilitazione all’insegnamento. Rigettiamo questo modo di affrontare temi tanto i importanti: le piazze studentesche del 12 marzo reclamano l’apertura di una discussione democratica. Basta con le deleghe al Governo, basta con le forzature! Vogliamo che si discutano le nostre 7 priorità de l’Altra Scuola e la Lip!”.
“Il dirigente scolastico acquisirà troppi poteri, potendo gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie e indicare il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare i Piani dell’offerta formativa, assegnando anche dei premi agli insegnanti in relazione al loro impegno.” – continua Danilo Lampis – ”L’idea è quella di una scuola-impresa con al centro il preside-manager procacciatore di investimenti privati, propesa alle esigenze delle imprese e del made in Italy. Questa è l’idea di autonomia scolastica di Confidustria, è una vergogna! Si rischia una forte gerarchizzazione tra le scuole, un accrescersi del classismo e una disparità tra nord e sud del Paese, poiché sarà il contesto economico territoriale a determinare in primis la qualità della scuola.”
“Si confermano, altresì, gli sgravi fiscali per le spese sostenute dalle famiglie con figli alle scuole paritarie fino alle medie. Questo è inaccettabile.” – continua Lampis – “Si pensa ad aiutare le scuole private invece di destinare l’attenzione ad una scuola pubblica sempre più costosa e dequalificata, con una situazione dell’edilizia a tratti drammatica. Rivendichiamo la modifica della legge 62/2000 con la separazione tra scuole private e scuole pubbliche non statali, in modo tale che si possano azzerare i finanziamenti alle private senza danneggiare le scuole pubbliche non statali che rientrano ad oggi tra le paritarie”.
“I finanziamenti non possono essere basati su un’opera di beneficienza finanziabile attraverso il 5 per mille, il crowdfunding o, peggio, lasciando entrare nelle scuole privati “mecenate” allettati da sgravi fiscali”. – conclude l’UdS – “Rivendichiamo la piena gratuità dell’istruzione attraverso il protagonismo dell’investimento pubblico statale, eliminando i contributi volontari ed ogni forma di costo per le famiglie. La scuola pubblica deve essere finanziata attraverso la fiscalità generale, con un aumento della percentuale di investimento in istruzione al 6% del Pil, con priorità ai fondi Mof e 440/97”.
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