Si è gridato allo scandalo per le azioni di “Ultima Generazione”. Ora l’informazione ufficiale evita di parlarne: ma il fenomeno è solo all’inizio, e le proteste contro l’insensibilità del mondo “normale” di fronte al global warming son destinate ad aumentare insieme a temperature, siccità e crisi alimentari.
Abbiamo insegnato a generazioni di giovani nelle scuole l’educazione civica e la partecipazione civile, esortandoli ad abbandonare l’indifferenza individualistica, a impegnarsi nel sociale e nella sfera politica (intendendo per “politico” tutto ciò che è di comune interesse per vivere in un mondo giusto e felice). Ci siamo lamentati spesso (e giustamente) per l’indolenza dei giovani, per il loro chiudersi in un mondo solitario e solipsistico, in un rapporto esclusivo coi propri tatuaggi, piercing e anelli al naso, coi propri device, con la propria immagine, col proprio assoluto narcisismo.
Ed ecco ora questi giovani, che a un quadro del genere non corrispondono, e che si preoccupano del domani: al contrario dei troppi adulti indifferenti, saccenti, soddisfatti, inconsapevoli, boriosi nella propria assoluta ignoranza di tutto quanto vada al di là di un orizzonte che si ferma al tetto e al televisore al plasma. Se non siamo ipocriti, non possiamo non ricordarci delle nostre prediche sui giovani indolenti e indifferenti, senza almeno arrossire. Questi giovani, che lottano anche per noi e per i nostri discendenti (pagandone le conseguenze come troppi di noi adulti non si sono mai nemmeno sognati di fare), ci stanno insegnando qualcosa. Sono i nostri alunni migliori, i nostri figli più sensibili, i nostri concittadini più coraggiosi, lungimiranti, degni di ammirazione.
Questi giovani (ma anche molti adulti) bloccano le strade, colorano di vernice (lavabile) i palazzi del potere e i vetri che coprono le opere d’arte, si fanno portar via di peso dalle forze dell’ordine. Commettono reati (o meglio, contravvenzioni), è vero, e non dovrebbero; ma lo fanno per testimoniare il proprio orrore per un delitto ben maggiore: la comune indifferenza al disastro globale che ci aspetta se non cambiamo tutto, e se non lo facciamo presto.
Praticano un tipo di lotta nonviolenta che non hanno inventato loro: è La “satyagraha” (in sanscrito “insistenza per la verità”). Fu inventata, esercitata e teorizzata dal Mahatma Gāndhī (sulla scia dell’insegnamento di Lev Tolstòj), e poi fu praticata da Martin Luther King, Nelson Mandela, Aung San Suu Kyi, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Marco Pannella. Consiste nel protestare contro l’ingiustizia con estrema fermezza e coraggio, senza odiare chi è ingiusto né lederne l’integrità fisica o la dignità, accettandone anzi l’ira e la violenza sul proprio corpo, sulla propria libertà, sulla propria reputazione, sulla propria vita.
Questo fanno ragazzi e ragazze che protestano contro l’indifferenza dei Palazzi per la catastrofe climatica in corso. Abbiamo visto scene di estrema violenza contro di loro, verbale e fisica, da parte di automobilisti inferociti perché il blocco stradale interrompeva la loro corsa. Abbiamo ascoltato invettive e insulti di personalità del mondo politico e informativo, scandalizzate dalla loro protesta. Non conoscono limiti l’odio e il sarcasmo di alcune testate giornalistiche contro Greta Thunberg e i “gretini” che, in lotta come lei e come lei calunniati, accettano di venire identificati, fermati, arrestati, multati, denunciati, condannati. Come capitò a Gandhi, King, Mandela e tanti altri. I quali tutti poi, però, vinsero.
Dieci giorni fa un ventenne di Ultima Generazione ha rischiato la sorveglianza speciale come un mafioso per aver imbrattato Uffizi e Teatro alla Scala. In Germania gli attivisti arrestati all’aeroporto di Berlino sono stati condannati pagare le spese di polizia per il loro arresto.
Eppure nessuno può ormai ignorare il pericolo incombente sul genere umano a causa dell’inquinamento folle, dovuto alla logica del profitto che non guarda in faccia nessuna realtà, nessuna logica. L’Italia, in particolare, grazie all’uso dei combustibili fossili diverrà in pochi anni, per secoli, un deserto assediato dal mare in ascesa. Lo dice la scienza. Le onde già divorano le nostre spiagge e i nostri porti, e milioni di persone dovranno abbandonare le regioni costiere. Venezia sprofonderà, e non sarà la sola. Il dissesto idrogeologico (triste primato assoluto dell’Italia in Europa) travolgerà l’entroterra, seminando morte e distruzione come ad Ischia, come Sarno, come ovunque negli ultimi decenni. Tornado e grandinate distruttive come piogge di massi distruggeranno automobili e case degli indifferenti italiani, ciechi e sordi a quanto stiamo provocando.
Di fronte a tutto ciò, cosa fa il Governo? Cosa hanno fatto i Governi precedenti? Nulla: sic et simpliciter. O meglio: molte parole, fatti pochi. Continui finanziamenti ai combustibili fossili: questo sì. Forse in omaggio ai tanti petrolieri dello scenario industriale italiano?
Nulla nemmeno per riparare gli acquedotti, che sprecano metà dell’acqua trasportata. I nostri governanti (di qualsiasi parte politica) sono forse alieni, votati alla nostra distruzione? O, più semplicemente, pensano solo ai propri immediati interessi? Come si spiega, altrimenti, il fatto che la Germania, benché molto meno assolata di noi, usi molto più di noi l’energia del sole?
In un quadro simile, dobbiamo ringraziare quei giovani che hanno seguito i nostri insegnamenti senza imitare la nostra ipocrisia. E imparare da loro.
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