Per aprire un ultimo giorno la scuola “capisco che non si potranno utilizzare i mezzi pubblici come in passato”, tuttavia “possiamo immaginare tranquillamente degli orari sfalsati. Non si tratta di aprire la scuola ad orario intero, si possono trovare tante soluzione e noi sindaci ce ne possiamo occupare”.
Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, dopo aver rilanciato ieri l’iniziativa della vice ministra Anna Ascani (tornare in classe almeno una volta per chiudere l’anno scolastico), torna sul tema durante un’intervista a Lady Radio.
Non solo: Nardella ribadisce il via dei centri estivi finito l’anno scolastico e assicurando per la riapertura dei nidi il solito pressing sul governo, ma anche commentando anche qualche mal di pancia espresso dai dirigenti degli istituti sul ritorno a scuola, anche se per sole 24 ore: “I presidi, come tutti gli insegnanti, per fortuna sono pagati, hanno lo stipendio, e credo possano prendersi per un giorno la responsabilità per dare una soddisfazione ai propri studenti. Capisco la preoccupazione sanitaria, ma chi torna nelle fabbriche non è preoccupato per la propria salute? Chi riapre un ristorante o i dipendenti del mio Comune che stanno tornando a lavorare, i vigili urbani, gli operatori di Alia, non sono preoccupati per la loro salute?”.
In questo senso “penso che tutti posano fare un passo in avanti, anche i presidi e gli insegnanti: lo facciano per il valore della scuola, per dare un senso anche al loro lavoro”
“Riapriamo le scuole l’ultimo giorno”
Ieri, su Facebook, Nardella aveva detto: “Stiamo riaprendo tutto, dai teatri ai parrucchieri, dai ristoranti ai negozi di vestiti, non possiamo riaprire per un giorno ciò che conta di più per un paese, cioè la scuola?”.
“Il primo errore del lockdown è stato quello di mettere i nostri bambini all’ultimo posto dell’agenda politica”, valuta il sindaco di Firenze che quindi propone di dare un segnale agli alunni: “Restituiamo a tutti un giorno di suola vero prima della conclusione dell’anno scolastico”, per non lasciare ai bambini “la sensazione di essere stati abbandonati”.