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Ultimo giorno di scuola, va in scena il Requiem di Mozart

Farà un certo effetto, forse anche ai piani alti di viale Trastevere, chiudere l’anno scolastico con queste parole: Oggi 11 giugno 2010 ultimo giorno di scuola, siamo qui per la cerimonia funebre in ricordo di tutte le discipline scomparse e di quelle gravemente mutilate dalla riforma Gelmini. Vogliamo ricordarle affinché il colpo inferto alla scuola pubblica rimanga nella memoria di tutti“.
Così devono aver pensato il gruppo di insegnanti dell’istituto tecnico industriale Enrico Fermi, di via Trionfale a Roma, riunito attorno al ‘Coordinamento docenti Fermi’, quando hanno optato per questa singolare quanto macabra forma di protesta. Il motivo della contestazione è noto: si rifà alle novità introdotte dall’ultima riforma Gelmini, i cui regolamenti sono peraltro ancora in attesa di pubblicazione definitiva in Gazzetta Ufficiale, in base alle quali negli istituti tecnici si prevede il sensibile ridimensionamento di alcune materie già a partire dal prossimo settembre. In certi casi addirittura la loro definitiva cancellazione. Come noto, per raggiungere questo risultato, negli istituti tecnici il Miur ha predisposto una nuova revisione dei programmi delle prime classi e la riduzione del piano settimanale delle seconde, terze e quarte.
Così, mossi quasi della disperazione, i docenti del Fermi di Roma hanno pensato ad un gesto di protesta estremo: suonare le campane a morto, con il Requiem di Mozart in sottofondo, in occasione del loro ultimo giorno di scuola. Il suono delle campane a morto – scrivono nell’invito rivolto a tutte le scuole della capitale ad unirsi alla protesta – darà l’avvio alla commemorazione. L’iniziativa, che in tutto dovrebbe durare mezzora, proseguirà ‘commemorando’ le discipline colpite e si chiuderà con un minuto di silenzio.
Per alcuni degli insegnanti dell’istituto tecnico romano, al pari di tanti colleghi dello stesso settore scolastico, come dei professionali (meno ai licei), del resto le possibilità concrete di dover cambiare sede di servizio per la soppressione o le riduzione delle ore della propria cattedra, sono diventate altissime. E per molti degli attuali precari lo spettro della disoccupazione è diventato sempre più reale. L’idea della cerimonia funebre, soprattutto per chi ha svolto il servizio per decenni nel medesimo istituto ed ora è costretto a fare le valigie per delle scelte calate dall’alto, è evidentemente sembrato un atto nemmeno troppo lontano rispetto al loro reale stato d’animo.

Alessandro Giuliani

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