L’anno scorso la storia di Umberto Gastaldi ha scaldato i cuori di tutti coloro che ne sono venuti a conoscenza. L’uomo, ex docente, 82 anni, anziano e solo, era stato “trovato” dai suoi vecchi alunni, gli studenti del liceo Gobetti di Torino della maturità ‘79/80 che avevano deciso di prendersi cura di lui.
Purtroppo, come riporta Il Corriere della Sera, è scomparso ieri, 11 dicembre, a Roma, tenendo per mano proprio una sua studentessa. “Se n’è andato delicatissimamente al mattino presto, come se avesse voluto lasciare il tempo di arrivare puntuale a scuola a me che insegno, dopo la notte passata a tenergli la mano, ripercorrendo le avventure di questo ultimo anno”, riporta la donna.
A giugno di quest’anno, secondo il volere del professore, il trasferimento in ambulanza nella sua Torino, in una casa di cura che sapeva di casa, situata proprio nelle vecchie aule che un tempo erano state le sue mura scolastiche. E poi, a luglio, ancora un trasferimento. “Al 31 luglio il professore aveva deciso che voleva stare vicino a noi. Ma soprattutto voleva rivedere Roma perché era una città in cui aveva insegnato per vent’anni, e dove era stato vice preside al liceo Cavour. Qui aveva degli allievi molto affezionati, insieme a me avevamo creato un piccolo gruppo centrale per continuare a dargli assistenza come prima a Vicenza e a Torino”, ha aggiunto.
“L’ho preso, lui è saltato sul treno, e siamo venuti qui a Roma. È andato in una casa di riposo protetta e molto raggiungibile per noi, perché aveva bisogno di cure ed era meglio che fosse riparato. Così siamo andati avanti, gli ex alunni hanno continuato a venire a trovarlo, ci siamo sempre alternati. Anche quando si è aggravato non l’abbiamo lasciato mai solo. Il suo sogno era di avere una casa e di rivedere Roma. L’abbiamo esaudito. L’ultima notte c’ero io e gli ho tenuto la mano”.
“Che tu sia una morte gentile/di questo ti ho sempre pregata”, questo è il verso che lo stesso Umberto Gastaldi aveva scritto di suo pugno nel 1978. “Il nostro adorato professore di filosofia scrisse quella poesia per noi, perché noi allievi potessimo leggerla e rileggerla con calma, per cercare di diventare abbastanza gentili da essere tutti vicini quando si fosse fatto da parte. È successo ieri. Se n’è andato”, ha concluso l’ex alunna.
Tutto nasce da quando, lo scorso 6 febbraio, Nicoletta Bertorelli, ex alunna del liceo scientifico Gobetti di Torino ed oggi docente, guarda caso di filosofia, che non ha mai perso i contatti con il professor Gastaldi, lo tagga su Facebook ma da lui non riceve alcuna risposta. Lei e i suoi ex compagni di classe decidono allora di provare cercarlo, preoccupati.
Per quattro giorni il gruppo setaccia l’intera rete social del professore, ma senza successo. Il prof non ha famiglia, è rimasto solo e pare scomparso, la chat di classe bolle e il quinto giorno, preoccupati, gli ex ragazzi si lanciano a sondare gli ospedali. Dopo ore concitate finalmente l’Ospedale San Bortolo risponde: “È qui, ricoverato dal 6 dicembre”.
Gastaldi si trova a Vicenza dal 2008, anno della pensione, dove si è trasferito da Torino. Nicoletta lascia così un suo recapito all’ospedale e in meno di tre secondi il prof richiama: “Gli chiedo come sta e lui invece, sollevato, non smette di ripetermi di prendere i suoi libri”, ha detto. “Prendete voi i miei libri, recuperate le mie lettere. Davvero non sarò più solo”, ha detto l’anziano docente.
La classe ha così deciso di non lasciarlo più: “Facciamo i turni per andare a trovarlo, ci riuniamo quasi tutti i giorni in videochiamata per risolvere i problemi pratici. Siamo adulti adesso: uniti siamo una forza stupefacente. E questo lo conforta”.
La storia ha toccato i cuori di molti docenti e studenti: questo legame, fortissimo, tra allievi e insegnanti è qualcosa di davvero prezioso, che può proseguire per tutta la vita, anche dopo gli anni di scuola. La vicenda è arrivata anche a Viale Trastevere, tanto da spingere il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara dire la sua e a offrire il suo aiuto per l’anziano professore in un comunicato stampa.
Quest’ultimo, però, ha elegantemente rifiutato la proposta. “È logico esprimere un giudizio lodevole nei confronti del comportamento di questa classe. Però il comportamento di questa classe non necessita dell’approvazione o dell’elogio del ministro della Pubblica Istruzione, perché è semplicemente l’espressione di quella creatività che nasce sui banchi di scuola quando la scuola è veramente una scuola di vita”, ha detto, facendo una lucidissima analisi.
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