E il riferimento è partito allorchè ha inteso ricordare la nomina Cecile Kyenge, il nuovo ministro all’integrazione, e infatti ha detto: “la sua nomina significa una nuova concezione di confine, da barriera a speranza, da limite invalicabile a ponte tra comunità diverse. La società della conoscenza e dell’integrazione si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Dobbiamo ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza e dobbiamo ridurre il ritardo rispetto all’Europa nelle percentuali di laureati e nella dispersione scolastica.” E ha continuato ricordando le indagini sulle disparità sociali e culturali presenti nella nostra Nazione: “In Italia c’è una nuova questione sociale, segnata dall’aumento delle disuguaglianze. Solo il 10% dei giovani italiani con il padre non diplomato riesce a laurearsi, mentre sono il 40% in Gran Bretagna, il 35% in Francia, il 33% in Spagna. Bisogna finalmente dare piena attuazione all’art. 34 della Costituzione, per il quale “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. L’uguaglianza più piena e destinata a durare nelle generazioni è oggi più che mai l’uguaglianza delle opportunità. Per rilanciare il futuro industriale del Paese, bisogna scommettere sullo spirito imprenditoriale e innovare e investire in ricerca e sviluppo. Per questo intendiamo lanciare un grande piano pluriennale per l’innovazione e la ricerca, finanziato tramite project bonds.”
E se è concentrato in questo breve passaggio tutto l’interesse del presidente Letta per i problemi della scuola, anche se l’accenno all’ “entusiasmo e ai mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza” potrebbe far ben sperare, sono partite in contemporanea le lettere aperte e i promemoria verso la nuova ministra dell’Istruzione.
Un rituale già visto che avevamo registrato con la nomina di Francesco Profumo in modo particolare. Da ciò si desume tuttavia, sebbene attendiamo Maria Chiara Carrozza alla prova dei fatti, la grande sete e fame di ordine e di giustizia del popolo della scuola, il suo bisogno di certezze e di prospettive certe, e non solo in riferimento al personale ma anche ai ragazzi, agli alunni che ogni giorno si affollano nelle aule, chiedendo sapere e legalità, ma soprattutto speranze e promozione sociale
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