Nessuna guerra è santa, solo la pace è santa. L’eliminazione dell’altro in nome di Dio è sempre blasfema, è solo orrore e terrore. La violenza può essere fermata, ma la guerra si vince solo con la pace. Il dialogo è la medicina dei conflitti, cura le ferite, rende possibile il futuro. Quando non si riesce a immaginare le vie della pace, restano solo le macerie e l’odio. Occorre avere l’audacia di pensare alla pace, e non rassegnarsi all’inevitabilità della guerra, perché o il futuro è la pace o non c’è più futuro, sia per chi vince sia per chi perde. Questo, in sintesi, l’appello conclusivo del 28° Incontro internazionale di dialogo tra religioni e culture che si è tenuto ad Antwerpen (Anversa) in Belgio dal 7 al 9 settembre.
Lo hanno sottoscritto 300 leader religiosi delle principali confessioni del mondo (cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, induisti e altri) e personalità della cultura umanista, convenuti da circa 70 Paesi nella città fiamminga su invito della Comunità di Sant’Egidio.
Il documento contiene anche il comune impegno “a difendere la vita dei fratelli di religione diversa dalla nostra che sono minacciati”. In particolare, la comunità yazida dell’Irak, perseguitata e massacrata dall’Isis, che ha lanciato da Anversa il suo grido di dolore per mezzo della deputata irakena Vian Dakheel.
La condanna dell’intolleranza, della violenza e del terrorismo con motivazioni religiose è stata netta anche da parte dei leader musulmani presenti: dal Gran Muftì d’Egitto Abdel-Karim Allam allo sciita iraniano Ali Abtahi, che hanno ribadito il carattere pacifico e tollerante della predicazione di Maometto. Il radicalismo islamico, si è detto, è frutto di un’alleanza tra tiranni, che si autoproclamano califfi, e ignoranti, che non conoscono la vera fede del Corano. L’interpretazione fanatica della religione, ha aggiunto il rabbino di Buenos Aires Abraham Skorka (amico del Papa), configura un nuovo paganesimo.
“È giunto il tempo – ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio alla conferenza, prefigurando una sorta di alleanza tra le diverse fedi – che i capi delle religioni cooperino con efficacia all’opera di guarire le ferite, di risolvere i conflitti e di cercare la pace… Le nostre comunità devono essere scuole di rispetto e di dialogo con quelle di altri gruppi etnici o religiosi, luoghi in cui si impara a superare le tensioni, a promuovere rapporti equi e pacifici tra i popoli e i gruppi sociali e a costruire un futuro migliore per le generazioni a venire”.
di Nicola Bruni
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