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Un alunno ogni dieci ha disturbi del linguaggio

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In Italia quasi un bimbo ogni dieci in età prescolare presta dei disturbi del linguaggio, presentando problemi ad articolare correttamente suoni e parole nelle forme lievi, fino alla difficoltà di comprensione e di manifestazione verbale di idee e sentimenti nei casi più severi: una percentuale che si conferma negli anni formativi successivi, considerato l’alto numero di alunni Dsa (almeno 350 mila) riconosciuti nelle nostre scuola, nei confronti del quali i docenti devono produrre una didattica mirata, semplificata o con misure compensative oppure dispensative di vario genere. Basta dire che negli ultimi 10-15 anni i casi disturbi specifici dell’apprendimento – collocati nella Legge 170 del 2010 – risultano in crescita esponenziale.

I disturbi del linguaggio, che riguardano per la precisione 7 bambini italiani su 100, è stato reso pubblico il 14 ottobre, nella Giornata internazionale della consapevolezza, dalla Federazione logopedisti italiani e dall’Associazione scientifica italiana logopedia.

Fli e Asil hanno anche spiegato che è necessario sensibilizzare la popolazione, ma anche aumentare la conoscenza del disturbo tra la comunità scientifica.

Federazione logopedisti italiani e Associazione scientifica italiana logopedia hanno anche organizzato una due giorni di formazione, il 14 e 15 ottobre, in cui sono intervenuti esperti internazionali per fare il punto sulle ricerche più recenti in materia.

La parola a federazioni e associazioni

“L’invito che rivolgiamo ai logopedisti e alla comunità scientifica – ha detto Tiziana Rossetto presidente Fli – è di cogliere questa opportunità per acquisire nuove competenze su un tema che ancora presenta zone grigie fra gli addetti ai lavoro, approfittando dell’expertise di esperti internazionali”.

“Molto spesso – ha dichiarato Annagiulia De Cagno, vicepresidente Fli – si sottovaluta l’impatto che questo disturbo può avere sul benessere sociale ed emotivo dell’adolescente e sui problemi comportamentali che possono insorgere a scuola o nel contesto di vita quotidiana. Oltre alle ripercussioni in ambito scolastico, i problemi di linguaggio possono comportare difficoltà nelle relazioni sociali, in termini di condotte devianti e nell’ambito lavorativo”.

Secondo De Cagno è infine “importante favorire la consapevolezza che anche gli adolescenti o le persone in età adulta possono avere difficoltà di linguaggio e comunicazione”.

Per Luigi Marotta, vicepresidente Asil, “serve una presa in carico integrata” e “precoce”, ma “che sia in grado di prolungarsi e trasformarsi adattandosi alle varie fasi dell’arco di vita, alle diverse esigenze individuali e ambientali”.

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