Un anno di Governo Monti, da Palazzo Chigi un rapporto di tanti buoni… propositi
Non poteva mancare il mondo dell’istruzione nell’analisi “di un anno di Governo”, pubblicata in questi giorni dall’Ufficio stampa e dal Portavoce di Palazzo Chigi. Il resoconto annuale, che alla luce della caduta del Governo e l’indizione delle elezioni politiche fissate a fine febbraio ha assunto il sapore del commiato, si sofferma principalmente su tre punti: il concorso a cattedra, la spinta sull’informatizzazione delle procedure scolastiche e sulla connessione scuola-lavoro.
“A distanza di tredici anni – scrive Palazzo Chigi – è tornato il concorso per la scuola. A dicembre si è rimessa in moto una procedura di reclutamento per aspiranti docenti ferma dal 1999, seppur prevista dalla legge con cadenza triennale. Il percorso, che porterà alle prime nomine in ruolo già a partire dal prossimo anno scolastico, è iniziato con le prove preselettive che per la prima volta sono state tutte informatizzate, permettendo ai candidati di avere l’esito in tempo reale. I partecipanti sono stati oltre 300mila, per 11.542 cattedre nella scuola pubblica di ogni ordine e grado”.
Il resoconto si sofferma quindi ad analizzare “la cospicua dose di informatizzazione della scuola” che, a ben vedere, “era iniziata già a giugno, con l’invio delle prove di maturità in tutti gli istituti d’Italia attraverso il plico telematico anziché, come sempre avvenuto, con buste sigillate consegnate dalle forze dell’ordine. Ciò ha consentito notevoli risparmi sia dal punto di vista finanziario (circa 400mila euro) che dal punto di vista di utilizzo delle risorse umane, tradizionalmente impegnate nel procedimento di trasmissione cartacea delle tracce d’esame”.
L’ultima parte è tutta per l’accelerazione dei rapporti tra mondo lavorativo e quello della formazione. “Si è operato – scrive Palazzo Chigi – per interconnettere al meglio la scuola con il mondo del lavoro. A questo proposito si sono attuate misure di semplificazione e promozione dell’istruzione tecnico-professionale, con l’aumento dei percorsi di alternanza studio/lavoro. L’obiettivo è quello di sostenere l’occupazione dei giovani, colmando progressivamente il divario esistente tra domanda e offerta di lavoro per le professioni tecniche, e di crescita delle filiere produttive nei settori strategici dell’economia nazionale. Su questa linea, in attuazione della riforma del mercato del lavoro e in linea con le indicazioni europee sull’apprendimento permanente, è stato adottato il Decreto legislativo per l’individuazione e la validazione degli apprendimenti non formali e informali, per il servizio di sistema nazionale di certificazione delle competenze”.
Per quanto riguarda il mondo universitario, il Governo ricorda che “è stata avviata la procedura per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale al ruolo di professore di prima e seconda fascia, nonché la definizione di una precisa programmazione temporale per le procedure, da avviare nel biennio 2013 – 2014”. È significativo che, dopo il ministro Profumo, lo stesso Palazzo Chigi non può sorvolare sul “nodo delle risorse: bisogna trovare più finanziamenti per consentire al nostro sistema accademico di produrre eccellenza e attirare le competenze dall’estero”.
Oltre a questo resoconto, Palazzo Chigi ha riservato alle politiche adottate per l’istruzione anche una scheda di approfondimento, dal titolo “interventi strategici del Miur”: nella scheda si fa riferimento al “modello di policy dell’Unione europea, che avvalora il legame esistente tra il grado di istruzione della popolazione e il tasso di partecipazione attiva alla vita politica e sociale del Paese, presupposto fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico”. Il Governo ha quindi elencato una lunga serie di “linee d’azione”: si va dalle modalità per “promuovere una migliore scolarità in tutta la popolazione” e “il contrasto all’insuccesso formativo, alla dispersione e all’abbandono scolastico” alla “introduzione di nuove modalità di reclutamento e formazione iniziale dei docenti”, dal “potenziamento dell’autonomia scolastica, responsabilità e valutazione” al “nuovo impulso all’edilizia scolastica”, passando per l’“apprendimento permanente per la crescita e maggiore raccordo tra i sistemi di istruzione, formazione e lavoro” e la già citata “digitalizzazione dei servizi e dematerializzazione delle procedure”.
Tanti buoni propositi, tutti indubbiamente condivisibili. Peccato che il poco tempo e le scarse risorse abbiano trasformato tutto questo in un una linea di indirizzo per la nuova legislatura. Le norme su approvate questi fronti, infatti, sono state davvero poche.
Severo, a tal proposito, il giudizio dell’Anief, secondo cui quanto riportato da Palazzo Chigi “non corrisponde, nemmeno in minima parte, a quanto effettivamente realizzato. L’Anief non può tollerare che la Scuola, martoriata fino all’ultimo con ulteriori tagli al Miglioramento dell’offerta formativa, introdotti con la legge di stabilità, e l’Università, a cui sono stati sottratti altri 300 milioni di euro, vengano illustrate alla pubblica opinione come dei settori rafforzati”.
Secondo il sindacato autonomo “la realtà è purtroppo un’altra, visto che anche nell’ultimo anno sono stati considerati unicamente dei comparti della pubblica amministrazione su cui fare cassa: come non ricordare, ad esempio, il maldestro tentativo degli ultimi mesi di portare a 24 ore settimanali l’orario dei docenti della scuola media e superiore? Oppure la balzana idea di avviare un referendum per tentare di abolire il valore legale del titolo di studio?”. Forti critiche vengono poi rivolte alla decisione di indire il concorso a cattedra. “Invece di ammettere l’inopportunità di un concorso per nuovi docenti, a fronte di decine di migliaia di abilitati e con più di 36 mesi di servizio, il ministro dell’Istruzione ha infatti voluto avviare una inutile e anacronistica procedura selettiva. Escludendone, peraltro in modo del tutto immotivato, i giovani laureati e i docenti di ruolo (che però grazie all’intervento dell’Anief hanno invece potuto partecipare)”.
Inevitabili le conclusioni del presidente dell’Anief, Marcello Pacifico: “nel settore dell’istruzione l’esecutivo uscente avrebbe fatto bene a trovare altri argomenti per riassumere il proprio operato. Prendendo esempio dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel discorso di fine settennato ha insistito sulla necessità di far assumere alla scuola il ruolo di protagonista, in termini di risorse e valorizzazione delle professionalità”.