La conclusione positiva, seppure con qualche coda di polemiche, della complessa approvazione dei Tfa speciali, ha posto in secondo piano un annuncio fatto dal Miur ai sindacati nella stessa giornata: quello riguardante l’avvio di una sperimentazione in alcuni istituti, che porterebbe i ragazzi a terminare il ciclo scolastico a 18 anni anziché in corrispondenza dei canonici 19. Una decisione dovuta alla necessità di equiparare la durata dei percorsi di studio italiani con quella dei percorsi europei (per dovere di cronaca solo una parte) che ne prevedono il termine a 18 anni.
Profumo ha spiegato ai rappresentanti dei lavoratori che sostanzialmente le strade da sperimentare (probabilmente già dal prossimo anno) saranno tre: “Anticipo di un anno del percorso di studio al 5° anno di età del bambino; riduzione di un anno tra il 4^ e 5^ anno della scuola elementare o della riduzione tra il 1° e il 2° anno della scuola secondaria di 1^ grado; riduzione di un anno della scuola secondaria di II grado”, spiegano dallo Snals.
Tutte le organizzazioni presenti hanno espresso il loro disappunto per la decisione del Ministro. Ad iniziare dallo Snals-Confsal, che “si è dichiarato nettamente contrario alla proposta ministeriale sia perché non è stata supportata da una base progettuale pedagogico-didattica, sia perché appare evidentemente come una proposta estemporanea fatta da Ministro che vuole lasciare la sua impronta sulla scuola italiana”.
Un altro duro comunicato è stato pubblicato in questi ultimi minuti dall’Anief: il sindacato di Pacifico sostiene che “avanzando inesistenti motivi di adeguamento del percorso di studi italiano a quelli europei”, il Ministro ha intenzione di avviare dei “percorsi che ci allontanano, anziché avvicinarci, ai modelli di studio in vigore nei Paesi più avanzati dell’area Ocse”. Inoltre, si tratterebbe “dell’ennesima riforma, mascherata da proposta migliorativa, che ha un solo obiettivo: cancellare almeno altri 50mila posti di lavoro, dopo i 200mila già spariti, per le solite esigenze di ‘cassa’, negli ultimi sei anni”. Per l’Anief, infine, non è marginale il fatto che ad introdurre questa importante innovazione sia un “Ministro dimissionario, appartenente ad un Governo che non c’è più e privo di consenso elettorale”, che “deve limitarsi all’ordinaria amministrazione, non di certo all’introduzione di sperimentazioni che giocano contro la formazione dei nostri giovani”.
“Le emergenze – incalza il suo presidente, Marcello Pacifico – sono altre, come l’abbandono universitario del 25% e quello della scuola dell’obbligo ancora maggiore. Ma anche introdurre un serio apprendistato, come avviene in Germania dove oltre un milione e mezzo di alunni sono stati introdotti al lavoro attraverso questo prezioso percorso formativo. Sarebbe poi importante – prosegue il presidente Anief – introdurre l’organico funzionale negli istituti, con la gestione delle risorse umane finalmente delegata ad ogni singola scuola autonoma. Ma anche avviare un albo di ‘orientatori’, composto da formatori esperti cui rivolgersi per unificare le esigenze degli studenti della scuola medio-superiore e dell’università. Il Ministro Profumo la smetta con questi blitz, utili solo a ridurre spese e a farsi pubblicità sulla pelle di milioni di giovani cui si vuole negare un anno di tempo scuola e un diritto all’istruzione completa costituzionalmente garantito“.