Prende il via oggi pomeriggio, in un istituto comprensivo di Parma, il progetto Gen.itori Z, pensato e realizzato dal servizio Dipendenze patologiche della Ausl della città emiliana: si tratta, come riporta La Repubblica, di un ciclo di incontri rivolto alla cittadinanza, ai docenti delle scuole, ma soprattutto ai genitori di adolescenti, per comprendere le nuove dipendenze nei giovani. Completamente gratuiti, gli incontri hanno l’obiettivo di creare un dialogo tra adulti e adolescenti della generazione Z, ossia i nati dalla fine degli anni ’90 ai primi anni del 2010, per condividere le rispettive esperienze, affrontare insieme e prevenire i rischi legati a un uso smodato delle nuove tecnologie, dei social, dei videogiochi, di tutto quanto riguarda l’universo dell’iperconnessione che nei casi più estremi, che ormai cominciano a diventare tanti, finiscono con l’estraniare i giovani dalla vita reale.
In questo modo l’Ausl di Parma intende intensificare la rete di collaborazione tra servizi sanitari, servizi sociali, scuole e famiglie, e far conoscere i servizi presenti sul territorio. Come, ad esempio “Family UNited”, un programma di promozione del benessere rivolto alle famiglie con figli dagli 8 ai 15 anni, sviluppato dallo United Nation Office on Drugs and Crime (UNODC) e realizzato grazie al finanziamento dell’Ausl: attraverso una serie di percorsi gratuiti, il progetto mira a sviluppare le competenze sociali e relazionali, insegnando a gestire i conflitti e a risolvere i problemi in maniera efficace. Strumenti grazie ai quali diventa più facile individuare i comportamenti a rischio e prevenire alcune dipendenze dei nostri giorni, come quella da social network e dai giochi d’azzardo.
Tuttavia, queste dipendenze non possono essere affrontate se non con un approccio globale: secondo l’ultimo Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità – ‘Dipendenze comportamentali nella Generazione Z: uno studio di prevalenza nella popolazione scolastica (11-17 anni) e focus sulle competenze genitoriali’ – esistono, infatti, tutta una serie di altre dimensioni strettamente legate allo sviluppo di comportanti a rischio di dipendenza: ansia sociale, depressione, impulsività, regolazione emotiva, qualità del sonno, stili di vita non salutari.
Il fenomeno SMA (Social Media Addiction) va dunque studiato in relazione a tutti questi parametri dai quali non può essere slegato. Dal Rapporto emerge, infatti, che le percentuali di ansia, depressione e impulsività risultano piuttosto alte tra coloro che mostrano segni riconducibili a SMA nelle secondarie di II grado. Considerando le diverse manifestazioni (moderata, grave o molto grave), oltre il 70% presenta un profilo di ansia sociale e oltre l’80% mostra sintomi di depressione (moderata, moderatamente grave e grave), e un’alta impulsività.
Ecco il link del Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, per chi volesse saperne di più. https://www.iss.it/documents/20126/6682486/23-25+web.pdf/7c107806-50db-5601-c73e-c90badec3765?t=1702626073305
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