Il Governo, pur dicendosi disposto ad alcuni aggiustamenti, sembra non indietreggiare. Resta il dilemma del mondo sindacale, il quale ha usato questo sciopero più per difendere se stesso, vista la sempre più scarsa sua rappresentatività, che per offrire alternative reali ai tanti problemi aperti.“Dialogo nel merito”, ha gridato Renzi.
Nel “merito” del reale contenuto del suo disegno di legge, e in relazione al “merito” come criterio per la selezione di tutti gli operatori della scuola, senza più i vecchi automatismi delle graduatorie, fonte di troppe disuguaglianze (una cosa è sapere una materia, altra è saperla insegnare) e di disconoscimento della centralità dell’apprendimento sull’insegnamento.In mezzo troviamo gli studenti e le famiglie.
Soprattutto gli studenti, non sempre consapevoli, come si può intuire dagli slogan portati in corteo, delle contraddizioni e dei problemi che loro stessi dovranno affrontare a breve, una volta usciti dalla scuola e dall’università.Ha ancora senso il muro contro muro, se la posta in gioco è il futuro non solo dei nostri ragazzi, ma del nostro sistema Paese? Ha ancora senso arroccarsi a difesa a priori di un corporativismo non più accettabile nella nostra “società aperta”?
Ai troppo “no” di questi anni vanno contrapporti dei “si” su questi o quegli aspetti che possono portare all’aggiornamento della vita della scuola, all’adattamento alle nuove domande formative.
Oggi è cambiato il mondo, viviamo in un’epoca “glocale”, ed i nostri ragazzi sono e saranno chiamati a confrontarsi con i coetanei di mezzo mondo.Siamo pronti a questi nuovi scenari, competenze, responsabilità? Sono, come preside, in grado di corrispondere alle nuove esigenze? O vivacchio contando solo sul minimo sindacale?La scuola è luogo di dialogo, di confronto, ma in un contesto di valutazione dei risultati del mio “servizio”.
Questo il vulnus delle troppe polemiche di questi giorni, sulla cosiddetta Buona Scuola. Sapendo, comunque, che non ci sono leggi perfette, ma perfettibili, migliorabili.
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