Un augurio per il 2025? Certamente un augurio di pace e di felicità per il mondo intero e per meridiani e paralleli, ma, com’è consuetudine, rimangono auguri, mentre i meridiani continuano a sezionare il pianeta con i paralleli, ma solo per definire spazi e confini, luoghi e religioni, etnie (“razze”, come è detto nella Costituzione italiana) e linguaggi (non lingue).
Ogni anno ce lo ripetiamo: auguri, ma poi l’anno prende le sue strade, così come l’egoismo dell’uomo le ha tracciate.
E allora, l’unico augurio che mi sento di fare, a parte quello di vedere il sito internet di questo portale volare al fianco delle più grandi testate nazionali, è quello di avere finalmente “giustizia sociale” per tutti.
”Pio desio”, naturalmente, ma se ci fosse quella tutto il resto, con tutti gli auguri possibili, servirebbe a poco, tranne la necessità della buona salute. Tuttavia anche quella dipende dalla giustizia sociale, perché uno Stato che abbia come punto cardinale (per somiglianza alla 4 virtù Cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) quell’obiettivo, curarsi in salute, non dovrebbe essere affidato alle Onlus e alla raccolta fondi di Telethon, ma a una politica rigorosamente seria dei Governi.
Giustizia sociale, allora, ecco l’augurio che mi sento di fare; affinché questo nuovo anno 2025 finalmente “LA” porti, e non solo in Italia, ma anche là dove si acquartierano le piraterie dei trafficanti, là dove la guerra soffoca i bambini, insieme con donne, vecchi e uomini robusti, là dove si ammazza in nome di un Dio che Goethe aveva visto invece come il Nilo, scorrere sereno per portatore fertilità nei deserti dove i cammellieri, a notte, dialogano con la luna che indica loro le rotte dei pacifici commerci e dei sereni e piani conversari.