Parlo di una discussione in una classe quinta, con ragazzi quindi grandi e già proiettati nel mondo universitario e quindi nelle prospettive di lavoro.
La notizia la propone un ragazzo, tifoso viola, a proposito della risposta dell’ex centravanti Gabriel Batistuta alla domanda di un cronista argentino sul lavoro del figlio: “Come è possibile che il figlio di Batistuta lavori in una copisteria?”.
La sua risposta è bene leggerla tutta: “che i miei figli lavorino, per me, è come poter regalare loro la dignità. Potrei permettermi di regalare ai miei figli delle auto nuove e di lusso, ma non so quanto si sentirebbero felici, o almeno quanto potrebbe durare quella felicità. Io so che magari prendono l’auto, si fanno un giro per le vie del centro e le ragazze, o la gente, li guardano. Molti potrebbero pensare “Ah, però, guarda che auto che ha”, e questo li potrebbe imbarazzare, perché dentro di loro sanno che quell’auto non è veramente loro. Non c’è paragone col guidare un’auto magari meno bella e potente, ma di cui poter dire: Questa me la sono guadagnata da solo”.
Parole che hanno fatto riflettere i ragazzi: la dignità di ogni lavoro, le diverse opportunità che si presentano nella vita, l’imparare da tutti, il rispetto reciproco, il saper curare conoscenze e competenze non solo a scuola o all’università, ma in ogni dove, la consapevolezza che il nostro destino dipende anche da noi, saper coltivare passioni e desideri ma renderli nel contempo forme di competenze spendibili.
Ho portato, poi, nella discussione alcuni esempi di Curriculum vitae, che loro hanno imparato a conoscere e a compilare grazie all’Alternanza fatta a scuola, costruiti però oltre l’Europass: il CV non è un semplice elenco di conoscenze, competenze ed esperienze, ma va costruito in relazione al contesto di lavoro prescelto. Perché non bastano le buone intenzioni, che ci sono in tanti e tanti ragazzi, ma ci vuole nel contempo la capacità di mostrare e mostrarsi, magari offrendo spunti, in modo garbato e rispettoso, per il valore aggiunto che una assunzione può comportare per un determinato contesto di lavoro. In poche parole, Europass personalizzati. Ma resta la questione di fondo: il valore, la dignità del lavoro, di ogni professione, con legittimo riconoscimento anche stipendiale. Una dignità a tutto tondo.
Resta la gaffe di questo governo, cioè la cancellazione della cultura del lavoro nella Alternanza, a favore di generiche “competenze trasversali e dell’orientamento”, cancellazione che fa da pendant ad un complicato e confuso, nel nostro contesto socio-economico, reddito di cittadinanza.
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