Il test del QI attribuisce un voto minimo ottenuto a un dato momento a un test d’intelligenza, prendendo in considerazione l’età del bambino. “Il test del QI misura l’intelligenza cognitiva. Nel nostro paese, si stima che un bambino sia intellettualmente precoce quando il suo punteggio si aggira intorno ai 130”.
Si ricorda inoltre che questo test risponde alla nozione occidentale di intelligenza, diversa da quella orientale, che accorda maggiore importanza ad altri modi di pensare. Alcuni genitori sperano che i propri figli abbiano un QI alto perché pensano che questo li aiuterà a scuola. Eppure, non sempre è così.
Infatti, sono molti i ragazzi plusdotati che sono finiti a fare un istituto professionale. In quanto il problema è che spesso il bambino plusdotato si riposa sulla facilità e non si impegna a scuola. Può inoltre soffrire di un’immaturità affettiva o richiudersi in un atteggiamento depressivo legato all’incomprensione dei compagni di classe.
Quindi i risultati dei test del QI sono utilizzati per prevedere i risultati accademici, le prestazioni lavorative, lo status socioeconomico conseguibile e le cosiddette “patologie sociali”, possono fallire la loro predizione. A tale proposito uno studio del 2015, relativo alle prestazioni lavorative, ha revocato in dubbio l’asserita validità predittiva del test in tema di future performance occupazionali e ha messo in guardia nei confronti dell’uso invalso in tal senso.
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