“Ti ammazzerò. Ti brucerò nell’acido”. Queste sono le terribili frasi che un marito, 47 anni, ha mandato via sms alla moglie, 52, per timore forse di essere tradito o lasciato.
Giovedì scorso il marito ha atteso la moglie, maestra elementare, all’uscita da scuola, a Torino, con un coltello di 16 centimetri in tasca.
Questa volta – dopo vent’anni – la donna ha avuto il coraggio di farlo arrestare. L’accusa è di atti persecutori. La signora ha raccontato di non aver mai fatto denuncia perché aveva paura e non sapeva a chi rivolgersi.
“Non mi lasciava uscire da sola, mai, nemmeno per andare a buttare la spazzatura – ha spiegato la vittima – Aveva un attaccamento morboso nei miei confronti. Non poteva incontrare amiche o colleghe, né andare a fare la spesa. Era sempre più geloso, spesso mi picchiava”.
Violazione dei diritti umani
L’emersione della violenza di genere costituisce un serio problema per molte donne, che per anni, subiscono in silenzio la violenza commessa dal loro partner senza mai chiedere aiuto e senza mai denunciare.
La violenza sulle donne è un’inaccettabile violazione dei diritti umani, il più delle volte si tratta di uomini che minano la tranquillità delle donne, attraverso un abuso di potere e controllo che si manifesta attraverso un sopruso fisico, psicologico, economico, sessuale, molte volte combinate insieme.
La violenza fisica è sempre preceduta da una forma di violenza psicologica, pertanto non bisogna sottovalutare il problema pensando di poterlo gestire da sole.
I primi indizi non vanno sottovalutati, perché poi degenerano e si arriva alla tragedia, per questo ai primi segnali occorre rivolgersi al personale specializzato:
- per fare la querela occorre rivolgersi alle forze dell’ordine;
- per un primo orientamento psicologico o legale ci si può rivolgere al 1522, numero di pubblica utilità, che orienta la donna sui servizi presenti sul territorio, quindi centri anti violenza a seconda della gravità di quanto viene prospettato. Si tratta di un servizio informativo multilingue, nato da un’idea del dipartimento delle pari opportunità, fingendo da “facilitatore” per l’accesso ai servizi operanti sul territorio garantendo l’anonimato.
Nei casi più gravi/critici, si deve chiamare il pronto intervento dei carabinieri 112, che risponde 24 h su 24, primo passo importante che aiuta ad avere una maggiore consapevolezza del problema.
A tale numero ci si deve rivolgere in caso imminente pericolo o flagranza del fatto-reato. Gli operatori saranno in grado di provvedere al pronto intervento tramite le pattuglie in servizio per il controllo del territorio, nonché allertare il personale dei servizi che possono provvedere all’assistenza e al soccorso della vittima dei reati.