Il Concorso per titoli ed esami personale docente della scuola secondaria di I e II grado su posto comune e di sostegno ai sensi dell’art. 3 comma 7 del D.M 205/2023 sembra nascere con l’intento di fare cassa.
Ragion per cui, è preferibile che i docenti abilitati non risultino vincitori.
Partiamo dall’inizio: come titolo di accesso, è possibile inserire
a) titolo di studio + 24 cfu
b) titolo di studio + abilitazione
c) titolo di studio + tre anni di servizio
A rigor di logica, un docente abilitato inserirebbe la seconda opzione. A rigor di logica, infatti, il possesso di un titolo abilitante comporterebbe dei privilegi.
Tale teoria sembra confermata dalla tabella dei titoli, in cui viene specificato che al titolo di laurea verrà attribuito un determinato punteggio, al quale verranno sommati poi 12.5 punti per il possesso dell’abilitazione.
Peccato che, nel mondo della scuola, la logica non esista. Dunque i docenti abilitati si trovano nella maggior parte dei casi con un punteggio pari a 0 (zero) punti relativi ai titoli di accesso. Esatto, perché arbitrariamente viene deciso che, tra il voto di laurea e quello dell’abilitazione, venga preso in considerazione il secondo; ma il voto dell’abilitazione è un voto che scaturisce da una procedura concorsuale, procedura altamente selettiva – quella del 2020 – che era espressa in rapporto a un punteggio di 250 e, facendo la proporzione in centesimi, ahimè è difficile ottenere una votazione alta. Al contrario, chi è in possesso della semplice laurea, raramente si ritroverà con un voto inferiore a 75 (che nega il diritto di avere punteggio).
Dunque, i docenti abilitati perdono la possibilità di vedere valutato il voto di laurea, e perdono anche i 12.5 punti che, secondo il bando, andavano sommati al titolo di studio in caso di possesso di abilitazione. Già, perché l’abilitazione deve essere ottenuta attraverso un percorso selettivo e, non si sa bene perché, il concorso 2020 non sia ritenuto tale.
Ne risulta che un docente laureato con 110 e lode e in possesso di abilitazione potrebbe avere meno punti di un neolaureato, in questo concorso. Tutto ciò è inammissibile nella scuola dell’inclusione, oltre che fortemente discriminatorio, specie nei confronti dei docenti che già avevano superato uno o più concorsi.
Risalta dunque nell’opinione generale la poca chiarezza esplicativa di questo bando. Crediamo davvero infatti che i docenti abilitati e ancora precari, se fosse stato tutto esposto con trasparenza, avrebbero scelto di “tirarsi la zappa sui piedi da soli” togliendosi punti importantissimi per rientrare nei posti messi a bando? Tale mancanza di chiarezza appare inoltre confermata dal fatto che molti rappresentanti sindacali, interpellati in fase di iscrizione, abbiano a suo tempo consigliato di accedere proprio tramite abilitazione, rassicurando sul fatto che non avrebbe fatto grande differenza.
Ma non è finita qui, poiché i pochi che si sono degnati di rispondere ai suddetti reclami, presentati a centinaia negli ultimi giorni presso sindacati e USR, insistono nel ribadire che è normale l’aver valutato l’abilitazione come titolo di accesso e con lo stesso sistema proporzionale del voto di laurea, ostinandosi ad ignorare il vero punto al centro della contestazione: il fatto che da nessuna parte, nel bando di questo ultimo concorso, venga citato il fatto che l’iscriversi con la dicitura “Titolo di studio e abilitazione specifica” comporti la mancata valutazione della laurea.
Anche perché, se ciò fosse stato spiegato a dovere, quanti abilitati avrebbero preferito questa opzione ad un’altra che consentiva la valutazione di entrambi (ad esempio “Titolo di studio e 24 cfu” con valutazione dell’abilitazione come titolo aggiuntivo)?
A quanto pare si preferisce far passare gli abilitati 2020 per sbadati, piuttosto che ammettere l’errore.
A questo punto sembrerebbe quasi naturale pensare che un docente abilitato, in questo contesto, sia scomodo.
I vincitori del concorso non abilitati dovranno infatti abilitarsi pagando i percorsi a ciò preposti, mentre i vincitori abilitati – se mai riuscissero ad accedere, visto che ogni scusa è buona per toglier loro punti – verrebbero immessi direttamente in ruolo, grazie all’abilitazione ottenuta tramite un concorso invece che tramite percorso a pagamento.
E in Italia questo non va bene, a quanto pare.
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