I lettori ci scrivono

Un consiglio di lettura per Milena Gabanelli

Se anche Milena Gabanelli, giornalista attenta e scrupolosa, nel suo “Data Room” di lunedì si schiera per l’apertura delle scuole e lo fa senza dati analitici globali c’è un problema serio di gestione della informazione.

Dati analitici globali significa il contrario di quello che è stato presentato al TG de LA7 dove sono stati presentati i casi più macroscopici (magari non contestabili ma ahimè senza alcun contraddittorio con i sindaci delle località citate) di decisioni di chiusura apparentemente poco motivate.

E’ di tutta evidenza, peraltro, che il decisore politico italiano, almeno a livello centrale, ha deciso finora la ripresa delle attività scolastiche in presenza e sembra orientato a decidere la riapertura delle scuole a dicembre, per dirla con Totò, a prescindere dai dati reali.

Perché lo scrivo?

Perché ieri ha fatto timidamente capolino, ad esempio in quattro righe finali di un ponderoso articolo su Repubblica, la notiziola che riguarda Wired che è riuscita, con un accesso agli atti, finalmente ad avere i dati giunti al Ministero dell’Istruzione, sulla presenza di contagiati Covid 19.

Potete leggere qui i dati faticosamente ottenuti:

https://www.wired.it/attualita/scuola/2020/11/30/scuola-coronavirus-contagi-italia/

E’ una lettura, agevolata anche da una mappa interattiva, che consiglio alla Gabanelli.

Dalla lettura dei dati emerge che in 14 regioni italiane l’indice di contagio nelle scuole è superiore a quello della popolazione.

Riapriamo le scuole “per dare un segnale” come dichiarato da Conte? Un segnale di cosa?

E, a proposito della completezza dei dati ministeriali su cui Wired non è in grado, ovviamente, né di confermare né di confutare, è esperienza personale di docente in due classi in quarantena ben prima della chiusura delle scuole campane, quella di non aver avuto alcun contatto dalla ASL competente manco per accertare, con un minimo di intervista, quanto potessi essere stato “contatto stretto” .

Lo si escludeva a priori solo sulla base della nota distanza fra la mia cattedra ed i miei studenti.

Come se poi, tanto per fare un esempio, gli studenti non avessero portato i foglietti di giustifica alla cattedra ma me li avessero lanciati a distanza a mo’ di aereoplanini di carta.

Riapriamo le scuole?

L’infettivologo Galli, che in genere c’ha purtroppo finora azzeccato, parla della riapertura delle scuole come  di uno slogan politico.

Cara Milena, come si può dargli torto?

Aspettiamo con ansia il tuo prossimo “Data Room”.

Da una giornalista seria e rispettata quale sei, mi aspetto che ne riparlerai.

Franco Labella

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