E’ un disegno di legge che potremmo definire “alunno-centrico” dove il discente è titolare di un diritto soggettivo all’apprendimento ed in quanto tale tutta l’architettura ordinamentale è protesa ad offrirgli un servizio di qualità. Non esiste giacente in Parlamento iniziativa analoga.
Ma in cosa consiste la sua portata innovativa? Semplicemente nell’applicazione attenta e puntuale del dettato costituzionale, dopo 65 anni dalla sua pubblicazione, e nella piena realizzazione dell’autonomia quale strumento per realizzare l’attuazione del principio di eguaglianza sostanziale (comma 2, art. 3 Cost) nella complesse e variegate condizioni socio-economiche in cui operano le scuole.
Con questo DdL non si entra nel merito di questioni particolari, come ad esempio le molte contenute nel piano della Buona Scuola ma fornisce il contesto adeguato all’interno del quale quegli interventi vanno inseriti, valutati e raccordati. Una cornice che, ridando soggettività politica alla figura del discente e codificandone i diritti, mira ad attuare quel principio costituzionale di uguaglianza sostanziale che la scuola deve garantire ad ogni cittadino.
I punti salienti del DdL sono la previsione di uno statuto del discente (misura e valore del servizio da erogare), uno statuto del docente (il “nuovo” professionista docente della progettazione formativa, titolare della libertà di insegnamento), un codice deontologico della professione docente, per tutelare in attuazione di precisi dettati costituzionali i diritti inviolabili e gli altri diritti che fanno capo alla persona del discente. Altrettanto importanti le norme riguardo la dirigenza scolastica (non manager, ma figura garante dell’autonomia e responsabile del raccordo fra domanda e offerta didattica, nonché della gestione unitaria della scuola), il servizio ispettivo tecnico nazionale (che gioca un ruolo fondamentale nella valutazione) ed il riordino degli organi collegiali, con l’introduzione del collegio dei discenti e della loro partecipazione agli organi collegiali quale esercizio e formazione nel campo della cittadinanza attiva.
La “Buona Scuola”, promossa dal premier Renzi pecca di frammentarietà, superficialità e in alcuni casi ha delle spinte che allontanano dal concetto di scuola come servizio pubblico al cittadino ed al Paese (ad es. gli interventi proposti sull’ingresso dei privati nel finanziamento dell’istruzione). Il presente intervento legislativo invece crea le fondamenta di un sistema che già da troppi anni è subissato da interventi particolaristici e poco attenti a creare una visione coordinata e organica del settore.
L’auspicio è quello di contribuire efficacemente alla definizione di un assetto istituzionale che sia realmente vicino alle esigenze dei cittadini-discenti e del Paese intero, qualificante e valorizzante per la funzione docente, e che punti con forza alla realizzazione dei principi costituzionali.