Si tratta di bambini e ragazzi che hanno ritmi più veloci di apprendimento e di memorizzazione, con capacità di pensiero astratta molto sviluppata, con interessi molto profondi per una o più topiche specifiche che a volte li assorbono completamente a discapito di altre materie.
Ma troppo spesso questa particolare intelligenza non è immediatamente riconoscibile, anzi a volte scrivono male, spesso sembrano distratti e pigri, mentre in realtà questo tipo di bambino non ha problemi a fare più cose contemporaneamente, a stare in multitasking, tra mille cassetti che gli si aprono in testa.
Tuttavia un dono straordinario che, se non riconosciuto a scuola e in famiglia e se non trattato adeguatamente, può provocare disastri, cosicchè i bambini con grandi competenze cognitive sono i spesso vittime di diagnosi sbagliate (Adhd, spettro autistico, Dsa), finendo per perdere l’autostima e per rimanere isolati rispetto ai compagni.
Tanto che il loro dono diventa troppo spesso una condanna, aumentando nei ragazzi il rischio di abbandono scolastico precoce e di devianza. Di questo, fa sapere Il Redattore sociale, si discute a Vicenza nel primo Convegno internazionale dal titolo “Plusdotazione e talento: un investimento per il futuro”, organizzato da Step-net Onlus, associazione di supporto alle famiglie con bambini e ragazzi plusdotati.
In Italia, a differenza di altri Paesi europei, non esiste ancora una normativa che regolamenti l’identificazione degli studenti ad alto potenziale e delle loro esigenze formative, nonostante la raccomandazione n.1248 del Consiglio d’Europa del 1994 che ha sottolineato la necessità di mettere a punto strumenti e modalità educative specifiche, capaci di stimolare questi bambini sostenendo appieno lo sviluppo delle loro potenzialità, nel loro interesse e in quello della società.