Ad un dirigente, a capo di una scuola a Padova, è stato assegnato, in reggenza, un istituto a 160 chilometri di distanza, nel bellunese. I problemi per lui, come riporta Il Corriere della Sera, non sono pochi, ed è messa a repentaglio anche la didattica.
L’uomo ha mantenuto la reggenza e l’avrà almeno fino a quando il Tar non deciderà nel merito dei ricorsi presentati dopo il concorso ministeriale per dirigenti. “Dovrebbe essere una questione di qualche settimana, almeno spero sulla base di quanto dicono a Roma”, racconta lui.
Il dirigente ha parlato della peculiarità della zona montana in cui sorge la scuola: “Il problema della montagna in generale è dovuto al fatto che ci sono pochi dirigenti residenti e questo in un territorio dove i plessi sono tra di loro lontani, quindi difficili da coordinare. Sono ancor meno quelli che scelgono di andare in zone montane perché difficili da raggiungere per carenza di trasporti pubblici”.
E, sugli alloggi: “Le case ci sarebbero, ma i canoni risentono dei rincari tipici di zone ad alto afflusso turistico. Dispongo di una stanza che il Comune mi ha reso disponibile a un prezzo calmierato, ma pur sempre di un unico ambiente si tratta”
“La provvisorietà dei dirigenti, ma anche di docenti e personale non docente, non consente lo sviluppo di una progettualità didattica. Le scuole soffrono moltissimo a causa di questa mancata continuità. Qui il tasso di sostituzione dei docenti è elevatissimo, quelli di ruolo sono meno della metà, gli altri sono in turn over continuo”, ha aggiunto.
“La speranza è che più docenti della Provincia di Belluno facciano il concorso per diventare dirigenti e si potrebbe anche pensare di facilitarne l’ingresso. Altrimenti non resta che sperare in appassionati della montagna che fanno una scelta di vita oppure che qualcuno abbia già casa qui, ma difficilmente un dirigente scolastico è proprietario di un immobile nel territorio visti i prezzi del mattone non certo alla portata degli stipendi di chi lavora nel settore scuola”, ha concluso.
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