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Un docente aggredito a settimana, Bussetti: sminuiti nel ruolo di educatori, il Miur li difenderà in tribunale

Solo nel 2018 sono state 33 le aggressioni ai docenti denunciate: si tratta di un numero altissimo, perché se si considerano i periodi di interruzione scolastica si tratta praticamente di un caso settimana. Poi, ci sono quelli non denunciati, i quali probabilmente sono anche di più. A denunciare i numeri è stato l’on Rossano Sasso, della Lega, primo promotore di un ddl sull’inasprimento delle pene contro chi opera violenza contro gli insegnanti, chiedendo al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, cosa intenda fare il Miur per arginare il problema.

On. Sasso (Lega): colpa di anni di politiche sbagliate nella scuola

“Gli insegnanti sono spesso derisi, umiliati, addirittura picchiati. Si è rotto qualcosa di più importante del Patto educativo tra scuole e famiglie”, ha detto il deputato del Carroccio durante un question time.

“La figura del professore – ha ricordato – ai miei tempi non era solo autorevole ma di prestigio; oggi non è’ più così, le cause sono tante anche per anni di politiche sbagliate nella scuola. Gli stipendi sono ancora tra i più bassi d’Europa e c’è molta precarietà, elementi che questo governo sta cercando di migliorare”.

“Nessuno può né deve più permettersi di umiliare, picchiare e insultare un professore; se lo fa, fa un torto non solo nei confronti dello Stato, ma anche verso noi. E’ giusto pensare ad un inasprimento delle pene”, ha concluso l’on. Sasso.

Bussetti: fare prevenzione, gli strumenti ci sono

Il titolare del Miur gli ha dato sostanzialmente: “Ritengo giusto esigere che gli studenti e le loro famiglie abbiano nei confronti dell’istituzione scolastica e di tutte le sue componenti un atteggiamento di rispetto; ho già dichiarato, e voglio ribadirlo in quest’Aula, che è mia ferma intenzione verificare e valutare con tutti gli organi competenti, la possibilità che il Ministero si costituisca parte civile nei procedimenti penali che abbiano ad oggetto episodi di violenza o anche di semplice minaccia posti in essere da studenti – o dai loro genitori/parenti – nei confronti di tutto il personale della scuola”.

“Ritengo – ha proseguito Bussetti – che debbano essere ulteriormente valorizzati gli strumenti, già previsti dalla legislazione vigente, idonei a prevenire e contrastare atteggiamenti violenti all’interno della comunità scolastica. Come noto, gli atti di aggressione fisica e morale nei confronti del personale della scuola da parte degli studenti rientrano nella valutazione del loro comportamento e sono sanzionati, sotto il profilo disciplinare, secondo quanto previsto dai regolamenti delle istituzioni”.

La rottura del patto con le famiglie e il ritorno dell’educazione civica

Bussetti ha quindi ricordato la norma sul Patto educativo di corresponsabilità, la cui sottoscrizione è richiesta, da parte dei genitori e degli studenti, contestualmente all’iscrizione alla singola istituzione scolastica.

Per il ministro, “quando si verificano situazioni che evidenziano una possibile rottura del patto formativo scuola-famiglia, c’è il rischio che il docente possa essere sminuito nel ruolo di educatore posto alla base del rapporto di crescita e sviluppo degli allievi. Depauperati di questo ruolo, i docenti sono – ne parlano anche le cronache recenti – oggetto di manifestazioni violente, estremizzate, a volte, da inspiegabili quanto inutili prevaricazioni. E, insieme ai docenti, la scuola tutta risente del clima generale di impoverimento culturale”.

Invece, ha sottolineato il ministro, “il Patto educativo di corresponsabilità contiene la declinazione, in maniera dettagliata e condivisa, dei diritti e dei doveri che si esplicano nel rapporto tra istituzione scolastica, studenti e famiglie. La fondamentale importanza del Patto educativo di corresponsabilità è stata ribadita dalla proposta di legge, approvata la scorsa settimana da quest’Aula, che ha reintrodotto l’insegnamento dell’educazione civica in tutte le scuole di ogni ordine e grado e che ha previsto l’estensione del Patto anche alla scuola primaria”, ha detto ancora Bussetti.

Con la “reintroduzione dell’insegnamento dell’educazione civica – ha concluso – sarà possibile assicurare che si formi nei giovani quella cultura fondata sul rispetto, in primo luogo del ruolo dei propri insegnanti, che, mi auguro e spero ci auguriamo tutti, possa porre fine agli intollerabili episodi di minaccia, aggressione e violenza nei confronti dei docenti e di tutto il personale scolastico”.

Le norme punitive già esistono

La linea del ministro, quindi, è quella di incentivare i rapporti con le famiglie. Dalla Lega, però, anche dallo stesso vicepremier Matteo Salvini, si propende per un “giro di vite” sulle pene. E lo stesso ddl dell’on. Rossano Sasso va in questa direzione.

Però, secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene che “non è il caso di rendere le norme più severe. Perché gli strumenti legislativi per agire da subito, già esistono. E anche i giudici sembrano avere le idee chiare: per la Cassazione, infatti, un insegnante della scuola statale riveste il ruolo di pubblico ufficiale. Dunque, produrre violenza nei suoi confronti, mandandolo all’ospedale, è un atto grave e che merita di essere sempre denunciato alla polizia giudiziaria, la quale provvederà, di volta in volta, a verificare come si sono svolti i fatti”, ha concluso il sindacalista.

Alessandro Giuliani

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