Uscire dal precariato consente di riuscire a vivere una vita dignitosa? Non sempre. Lo dimostra la situazione in cui vive un docente di ruolo assunto a Bologna, che dice di non potersi permettere nemmeno un monolocale. Lo ha detto a La Repubblica.
“Guadagno circa 1500 euro al mese, pensavo sarei finalmente riuscito a permettermi un affitto per un piccolo appartamento ma i costi sono alle stelle. Da precario lo stipendio era più o meno analogo ma senza contratto non potevo chiedere nemmeno la fide jussione alla banca. I proprietari di case non si accontentano delle mensilità, bisogna lasciare la caparra e le garanzie. Ma il problema è diventato il costo delle case”, ha detto.
“Condivido un appartamento con un collega, solo che dormo su un divano letto in una cucina. Tra l’altro anche lui si è trovato costretto a condividere casa perché dopo la separazione non poteva più permettersi di pagare l’affitto. Nonostante abbia un buon contratto di locazione. Pago 240 euro al mese, ma comincia a essere un po’ faticoso dormire dove si cucina e si mangia. Sono sacrifici che si fanno da giovani, in attesa della stabilizzazione. Al momento ho trovato solo bilocali a 1200 euro al mese, monolocali a 800. Sempre spese escluse”, si è lamentato.
Il docente lavora fuori dalla regione d’origine: “Sono campano, di un paesino vicino a Benevento, sono arrivato nel 2018 con l’obiettivo di portare anche mia moglie e i miei due figli di 8 anni e 8 mesi. Ho 32 anni, quando mi sono trasferito la situazione non era così tragica. In sei anni il costo degli alloggi mi sembra triplicato. Mia moglie era pronta a cercarsi un lavoro e raggiungermi ma l’ho fermata”.
“Vedo la mia famiglia ogni due settimane, prima scendevo tutti i weekend, ma anche i prezzi dei treni sono aumentati. Non posso più permettermelo”, ha confessato. “Farò come tanti colleghi, chiederò il trasferimento in città dove il costo della vita è più sostenibile. Ma è stata una delusione, Bologna l’avevo scelta”, ha concluso.
I dati dell’ultimo rapporto OCSE 2024, relativo agli anni 2015-2023, sono molto chiari. Oltre a fornire un’analisi dettagliata su diversi campi dell’istruzione a livello globale, ne emergono alcune in particolare legate all’andamento dello stipendio degli insegnanti.
Negli ultimi anni, gli stipendi degli insegnanti in Europa hanno mostrato significative differenze tra Paese e Paese. Dati raccolti dal 2015 al 2023 evidenziano che la Germania ha costantemente offerto i compensi più elevati, con una retribuzione annua media di circa 47.250 euro nel 2019, seguita dalla media OCSE di 42.300 euro. Francia e Spagna presentano stipendi inferiori, ma stabili: in Francia, la retribuzione media per il 2019 si attesta sui 37.080 euro, mentre in Spagna è leggermente più bassa, a 33.030 euro.
L’Italia, tuttavia, rimane fanalino di coda tra le nazioni considerate, con un salario medio degli insegnanti fermo a 31.950 euro nel 2019, mostrando una stagnazione rispetto agli altri Paesi europei e una parabola discendente fino al 2023 con uno stipendio medio di 31.320 euro. Questa differenza retributiva è particolarmente evidente se confrontata con il trend tedesco, che ha visto un costante aumento degli stipendi nel corso degli anni.
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