Opero in un centro di formazione professionale per ragazzi che studiano per diventare cuochi e pasticceri. Dal punto di vista pratico posso essere considerato un precario ma sospetto di non essere un professore “standard” perché ho anche un progetto personale, in fase di perenne sviluppo da alcuni anni, sulla didattica online. È quindi un argomento che ho approfondito prima di questa emergenza.
Quello che temo è che la didattica online, ora che sta per (si dice) diventare obbligatoria, prenda troppo velocemente un indirizzo che rischia, senza qualche riflessione preliminare aggiuntiva, di diventare un intralcio verso un mondo dell’istruzione migliore di quello attuale. Così il mio intento è di sottoporre alcuni punti per avere qualche risposta che mi tranquillizzi, laddove sto esagerando nelle problematiche, oppure per attivare un megafono che spinga chi deve decidere verso le scelte più opportune.
Dunque viva la didattica a distanza! Ma ho (almeno) i seguenti dubbi.
“DAD” vuol dire sostituire le ore in aula esattamente con lo stesso numero di ore online?
L’attenzione cala dopo 20 minuti. Quindi a scuola non facciamo solo qualcosa per la quale serve attenzione ma anche altro. Forse questo “altro” sono lo sviluppo delle soft skills, dell’imparare a gestire le relazioni, dell’esercizio, dello stimolo delle capacità personali dei ragazzi e via dicendo. Del resto nel mondo fisico non si può pensare di programmare una lezione di 20 minuti, per imparare qualcosa, e poi di abbandonare la scuola per tornarci più tardi. Ma al contrario, online, lo stile relazionale di lunghi webinar è quello adatto per fare tutte le cose da fare?
Quali possono essere le alternative? Secondo me non sono tecnologiche o di piattaforma. O meglio tutto quello che serve c’è già. Le alternative da sviluppare sono nei metodi, anche qui senza aggiungere nuove teorie (prendendo però in esame come utilizzare quelle più moderne), e soprattutto nelle regole di governo della formazione che dovrebbero favorire modelli pedagogici più aderenti alle esigenze dei nostri giorni.
Voglio banalizzare con un esempio. Dopo aver osservato la classe, pianifico quante delle mie ore saranno dedicate alla spiegazione, quante all’esercizio e alla discussione, quale sarà il carico dei compiti, quanti i momenti di verifica. Magari per esercizio e verifiche inserisco una quota di classe capovolta e di compiti di realtà. Se dovesse essere necessario passare alla DAD (ma stiamo parlando di un’emergenza per chiudere e aprire un anno o è un discorso strutturale?) ecco fatto: le ore di spiegazione le trasformo in webinar, gli esercizi in una didattica asincrona arricchita da domande e risposte (basta già il registro elettronico), per i momenti di valutazione ..non lo so (su questo aspetto gli sviluppi del Ministero).
La mia paura è che la DAD andrà a equiparare le ore d’aula fisica con quelle di presenza virtuale e quindi, senza poter svolgere tutto ciò che si fa dal vivo, a soffocare la possibilità di dedicare del tempo alle parti moderne dell’insegnamento. Mi rendo conto delle difficoltà di misurare il lavoro della didattica non in aula. Ma è solo un aspetto burocratico e del resto ho anche la perplessità che sia un metodo congruo usare le ore per misurare il lavoro di un docente.
È giusto richiedere al docente di gestire in modo autonomo il collegamento da remoto?
Non è solo il problema delle proprietà personali di hardware, software, antivirus (chi certifica che ho fatto gli aggiornamenti?), collegamento internet, e poi anche di approfondire la gestione del GDPR. Cosa succede se nel mio condominio salta la corrente e non posso fare lezione? Come viene giustificata e valutata quell’ora persa? È giusto obbligare alla DAD senza una contrattualizzazione di questi aspetti? È un aspetto marginale? Ma ci vuole molto a dare una disposizione a livello nazionale?
Soprattutto però il problema è un altro. Al docente sarà richiesto di avere uno spazio consono dedicato a casa propria? Quanto costa a mq quello spazio? Forse è giusto pensare a un’indennità per il lavoro da casa?
E se quello spazio non c’è? Io sono fortunato perché in casa condivido uno studio con mia moglie (che fa un altro lavoro). Nella normalità, nel mio caso, è tutto confortevole. Quando lei fa qualche telefonata io sopporto e viceversa. Ma se dovessi fare lezione, cioè rumore, per 6 ore al giorno? Chi dei due rinuncia al proprio lavoro? Lascio che i miei studenti sentano in sottofondo le telefonate di mia moglie con i suoi clienti? Devo chiudermi in cucina? Beh se la risposta è chiudetevi in cucina (e potrebbe essere una soluzione) vorrei che si sappia che questo è quello che si richiede ai docenti italiani.
È giusto registrare le lezioni? E il diritto d’autore?
Al di là delle ampie problematiche sulla privacy, è giusto che le lezioni vengano registrate? Così è, almeno dove opero io, attraverso un’autorizzazione preliminare a ogni collegamento affinché vengano testimoniate le ore di docenza (prima era sufficiente la firma sul registro).
Ci sono degli aspetti spinosi che voglio tralasciare. Facciamo invece un’ipotesi positiva. La lezione è venuta così bene che la sua registrazione potrebbe essere utilizzata per un successivo momento formativo.
Di chi è la proprietà di quella lezione? Del docente? Anche dell’alunno che ha fatto una domanda? Della scuola senza la quale non ci sarebbe stato quel momento? Mi deve essere riconosciuta l’ora di lezione ogni volta che viene utilizzato il video? Si può cedere a un’altra scuola?
Voglio la SIAE!! Anzi no, vorrei il riconoscimento del valore creato e non l’appiattimento con una furba liberatoria contrattuale per cui tutto è dovuto e, se non ti va bene, avanti con l’incarico a un altro docente.
Provocatorio: cosa ci aspetta il futuro?
Meglio comprare due computer in più e non ristrutturare gli edifici scolastici? E se creiamo l’app del super professore che permette al migliore dei docenti di gestire tutti gli studenti d’Italia ..si può anche risparmiare comprando solo un computer?
Non si può più rimandare un’analisi del ruolo e della funzione dell’insegnante oggi. Per il bene di tutti a partire dagli studenti e dalle famiglie. Però di questo si sta dicendo e progettando troppo poco. Di conseguenza si rischia, a valle, di creare una didattica a distanza divergente dalle necessità sociali del prossimo futuro.
Ringrazio tutti, in particolare chi è giunto fin qui. Mi piacerebbe che qualche organizzazione o piattaforma lanciasse un dibattito, e magari una raccolta firme, su questi punti. E di esserne avvisato così sarò tra i partecipanti della discussione.
Mario Bonicalza
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